Ciaofranco ciao

E poi ci fu Milano con la casa col parquet e il portiere indiano a Corso Como.
Ma tu te ne sei andato e che te lo dico a fare.
Ciao franco ciao.
Ti porti un motorino bianco e rosso, un pezzo di intonaco ed una grattugia di dialetto.
Che Giotto ti benedica e Cristo ti offra un buon caffè.
I mobili vecchi, le biciclette arrugginite e i cassonetti tutti ti piangono.
I palchi resteranno senza chiodi, i pazzi senza parrucche e polveri condominiali agiteranno gli alberi secchi di questo paese nelle giornate di vento.
Avevi fatto l’ambo franco.
E mò pure la tombola secca.
Ciao franco ciao.
 
 
Bio-note molto personali: Franco Autiero nasce ed è il mio professore di arte a liceo e l’unico che mi ha detto in faccia, durante un’intervista, che il nostro giornalino d’istuto faceva schifo. Ci vuole più impegno politico guagliù. D’altronde quando io facevo Sisma con la bambina prodigio lui se la faceva con Annibale Ruccello ed Enzo Moscato. E’ un pezzo di teatro e di scrittura e di reciproca stima che se ne va e se volete sapere di più cercate su google Franco Autiero.
Nella foto in alto: Isa Danieli in Ferdinando; scene Franco Autiero.

11 comments

  1. francescobis

    è la cosa più bella che abbia letto su Franco ed ho pianto,grande grande grande piccola Merincontraria, grazie per averlo fatto.

    Ciao!

  2. anonimo

    In questi giorni mi chiedevo, da tremila km di distanza, a Vico chi stesse pensando a Franco insieme a me. Ho scritto il suo nome in google e vi ho trovati. Ho scaricato il ritratto in acetato di Franco Cuomo, ho rivisto il motorino bianco e rosso con le parole di Alda. Grazie, mi avete portato un po’ di lui fino a qui. Franco è stato un prof e un uomo unico, in terza liceo grazie al suo modo appassionante di fare scuola decisi che se fosse uscita storia dell’arte l’avrei portata come materia. Franco è un ‘esperienza bellissima della mia vita. Ester

  3. merincontraria

    @francescobis

    @ ester

    …Non riesco a rispondere che sospensivi. E più che coincidenze di destini che si incontrano, parlerei di sinergie che viaggiano a km e km…fino a dove sta mò Franco.

  4. anonimo

    … io, voce fuori dal coro, continuerò a prenderlo in giro come ho sempre fatto.. continuerò ad imitare la sua voce roca… continuerò a sentire nelle narici l’odore stantio della sua pelle tabaccata… continuerò a schernirlo con gli amici per la sua semplicità… continuerò a vibrare per i suoi sentieri nei meandri della parola… continuerò a recitare sapendo (e temendo) che tra il pubblico lui è venuto a vedere questi scapestrati che ha appena adottato… continuerò a stupirmi del GENIO nascosto in un uomo a cui non avrei dato 4 lire in mano… continuerò ad aspettare quei viaggi nella scenic vico-napoli in assoluto silenzio (“shhhhh parlano i grandi!”) e quelle birre offerte (“non mi piace la PERONI.. ma pare brutto rifiutare!”)…. continuerò a stimarlo profondamente (quante poche persone ho stimato così) e non a celebrarlo .. è facile farlo ora! Troppo facile!

    E poi maggio è vicino: n’faccia alla muntagna di jerantos e allo scoglio del vervece stavolta ci sarà pure lui…

    rossellaru’

  5. anonimo

    …perchè se vedo un libro senza banco mi urto…

    …perchè la cupola di s. Pietro è un super Santos con gli stecchini…

    …perchè i bassorilievi sono come le mortadelle…

    …perchè lo spettacolo lo faccio cominciare dopo che siete arrivati voi…

    …perchè è stato bellissimo vedervi lavorare tutti insieme sul palco fino a tardi…

    …perchè su Nemesis non ho proprio nessuna critica…

    …e questo è un mondo difficile…

    …ma non ti preoccupare Olimpia!Piano piano…

    …un giorno Franco me lo fai fare con te un tuo spettacolo?…un giorno…mò vediamo…mò vediamo…

    B.P.

  6. anonimo

    Da due settimane a questa parte non faccio che pensare al fatto che mio nipote ha perso un occasione unica. Hai scritto una cosa bellissima.

    L’ho già stampata e ho deciso che la darò a Lorenzo ( che a un anno e mezzo fa già una perfetta imitazione del nonno!) appena si farà un più grande. Grazie.

  7. anonimo

    nn riesco nemmeno a guardarlo quel libro…perchè prof? nn avrei mai creduto di piangere così tanto stasera…per quel poco k io ho colto di te sei stato una persona fantastica e la stima k ho verso di te continua a esserci…i tuoi occhi li vedo ovunque e solo a pronunciare il tuo nome mi rendo conto di quanto abbiamo perso…tutti noi k nn abbiamo saputo apprezzarti fino in fondo..tu cn quella sigaretta sull’orecchio cn una cupola k nn so cm è diventata cm un super santos tagliato a merà…quei sorrisi quei rimproveri di una persona k poco lo dava a vedere ma dentro portava tanto amore ed è rimasto in noi e ci manchi…nessuno riuscirà a sostituire il vuoto k hai lasciato…mi sento un pò patetica ma meglio k mi fermo a scrivere per stasera…Ilenia

  8. anonimo

    E chi se lo sarebbe immaginato che stamattina, così, per caso ti avrei riincontrato, a nove mesi dalla tua partenza, in questi commenti …in questo blog. In questi giorni è uscito un libro di Franco Cuomo che parla della tua drammaturgìa, un libro che prova..a spiegare la tua drammaturgìa, ad analizzarla, a sviscerarla. Io non l’ho letto quel libro, non credo che lo leggerò, vorrei farlo ma…non sono attrezzato, non ci capirei un …tubo. Peccato, non sono andato neppure alla presentazione, non potetti andare sebbene invitato anche se non specificamente. Ho letto però la presentazione di Salvatore Guadagnuolo…e lo stesso non ho capito molto. Un giorno,in una di quelle serate che passavamo insieme, dopo esserci finalmente capiti, parlando della mia scarsa preparazione culturale, mi dicesti: ” Bru’ ..guarda nun te ‘o fa ‘o prublema, he fatto cchiù tu a Vico pe’ ‘o triato ca tanta gente ca vo’ sulo fa’ chiacchiere. Il teatro non è solo quello che faccio io, anzi io faccio un teatro per pochi e non è detto che sia giusto….”. Mi rendesti felice, rinfrancato, ti volli ancora più bene. Seduto di fronte a te e alla tua immancabile sigaretta avrei voluto abbracciarti e baciarti per ringraziarti. Ti avevo sempre detto che il tuo teatro era poco fruibile, che andava riletto dopo visto, con calma con attenzione, e invece con quelle poche parole riuscisti ad essere così diretto, chiaro e…umano ai miei occhi che prima ti avevano visto irraggiungibile. Da quel momento incominciai a parlarti senza timore reverenziale, con rispetto ma senza preconcetti. Quello era il Franco che amavo, il Franco semplice, popolare, umano. Quando te ne andasti, pensai subito di far qualcosa per ricordarti a tutti, perchè il tuo nome non andasse dimenticato o archiviato solo su libri difficili per “competenti”. Un Premio di Drammaturgìa? Non ci sono riuscito, mi hanno detto che non è così semplice. Peccato, peccato ancora che io sappia fare solo le cose semplici.

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