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Budapest

ponte di notte

E poi, dopo due anni di lavoro sacrificale, dico ciao e me ne vado sul Ponte delle Catene a Budapest. Che se il Danubio fosse stato il cesso del mondo, io ci avrei sentito il profumo di violetta, talmente era la voglia di.

Ma Budapest è una bella strana particolare inafferrabile città. Una città in bilico su sette ponti che collegano un passato monumentale a uno stile secco di impronta comunista che si attacca a tutto: alla metro, ai vestiti della gente, alla brutalità delle commesse nei negozi, alle piastrelle bianche delle terme.

Ai massaggi. Ti stendi su un lettino d’ospedale e sotto un neon furente, ti immoli al tuo lottatore di sumo, che senza troppi salamelecchi di aromaterapia e fiori di Bach, ti smonta tutte le ossa e tutti gli accumuli di cellulite che alla fine i tuoi capillari urlano: pietà!

La luce della neve e le acque calde.

Ma tu lo sapevi che Estee Lauder è ungherese?

 Di ungherese conosco solo Cicciolina.

La testa a -8 e il corpo a 40 gradi, le percezioni si confondono nelle bolle dell’idromassaggio e i vapori dissolvono i contorni di un enorme edificio liberty.

Le scarpe da trekking fanno male ma si canta flamenquito, vecchi tormentoni tardo adolescenziali, affiorano ricordi di promiscuità e sauna party, tra un rutto a cipolla e un langos più fritto della pizza fritta, che sale su fino a sera. Ma sono passati sette anni e noi siamo ragazze che parlano di cose serie in una stanza d’albergo quattro stelle superior.

Si esce dal centro, per guardare in faccia la recessione e le mani delle donne consumate dalle troppe faccende. Al mercato si contratta con la calcolatrice, perché la lingua è troppo ostica, anche per filo nordiche come noi.

Fa freddo e io faccio un po’ di fatica a dimenticarmi di tutto.

Ma poi, uscita dai circuiti imbrigliati della Lonely Planet, con la carta d’identità nelle mutande, sento finalmente di dominare la città e quella piacevole sensazione di stacco affiora.

Mi specchio nel Danubio e non vedo Giovanna d’arco.

Vedo me stessa, un po’ sfilacciata, ma illuminata dalle mille migliaia di lucine nel palazzo del Parlamento.

Consiglio ai naviganti: Andateci prima che entri l’euro e non fate mai passare due anni tra un viaggio e l’altro. Mai.