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Soir bleu

soir bleuC’è sempre un tempo in cui si spengono le televisioni e si pensa di scrivere a qualcuno e poi si scrive solo qualcosa. Le mattine sono fatte per i buoni propositi e le sere solo per i cattivi pensieri.

Ci sono tre tavoli. Tavolini che affacciano su una terrazza sospesa, ma nessuno è interessato al paesaggio. Tutti, tranne un uomo rivolto di spalle, guardano sul tavolo centrale, dove succedono di quelle cose che cambiano il mondo: eccitanti giochi d’azzardo o noiosi vuoti di parole.

A noi non è dato sapere, ma lei, lei non è una cameriera o una puttana e neanche una che è arrivata lì per caso. Lei guarda sul tavolino e sa perfettamente cosa vede. Quanti pensieri, quanto trucco, quanta stanchezza, quante menzogne. Dimostra più anni di quelli che ha. Forse arriva direttamente da Palazzo Grazioli. ( Impossibile, Hopper è nato alla fine dell’800 e il pierrot somiglia più a Signorini che a Berlusconi).

Fuori dal quadro c’è la gente. Coppie affannate, litiganti,  amiche saccenti, rumorosi,  esperti di tutte le opere che non ci sono, sorveglianti annoiati, sorveglianti ignoranti e splendido! Bellissimo! Bravissimo! a gogò,  signore impellicciate tre ore davanti a un’ acquaforte.

Fuori dalla gente, ci sono io, dentro la mostra,ma fuori, come sempre, con in corpo la nausea di Sartre all’ennesimo pezzetto d’arancia ricoperto di cioccolato fondente. Io di oggi troppo poco infelice per piangere, come con Magritte e la milanesità di un altro tempo. Con Hopper non funziona, con tutta la buona volontà, anche col Vix Sinex nella ghiandola lacrimale, come fanno le attrici delle soap opera.

C’è sempre un tempo per tutto. Per le Sere Nere di Tiziano Ferro e per le soir bleu, illuminate da lampioni di carta, che avvolgono morbidamente, come se non vivessimo  questa vita, ma il suo specchio nel Sol Levante.