Wall_nut
Ma che ce frega, ma che ce mporta, se l’oste ar vino c’ha messo l’acqua:
e noi je dimo, e noi je famo, c’hai messo l’acqua, e nun te pagamo!
Settimane di tecnovolteggi a vuoto si spappolano come il mallo di noce che rende i capelli più scuri.
Esiste una terra vera, un bosco di noci e mele selvatiche, un fungo di plastica, cenere&fumo.
Corro nel verde leggerissimo, leggerissima senzaseno ma i muscoli in gola.
Ma che te frega, ma che te mporta, se un cane ruzzola e scava cunicoli tra gigli e violette. Si lascia accarezzare e anche tu chiudi i Dovresti nella stalla con le ragnatele.
Chi vuole venire viene, chi vuole andare va: amerà? Amerà.
Un, dos, tre, cuatros: la raccolta è così, come la sigla di Paso Adelante.
Cominci che non le vedi e poi le noci si moltiplicano, le senti sotto i piedi, freschissime e infinite, fame di riempimento, ingordigia d’umidità. Libertà.
Guanti secchiello paletta, a ognuno terrazze di noci.
Io su su su, a digerire felicità in lontananza.
Ma non come quelli di Kundera che vogliono stare sempre sotto lo sguardo del loro pubblico, io colgo le noci dei sognatori, zan zan.
Gheriglio:Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi […] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti […] C’è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata […] E c’è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori. Ad esempio Franz.
(M.Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere)