Category: Insalata mista

Wall_nut

Ma che ce frega, ma che ce mporta, se l’oste ar vino c’ha messo l’acqua:
e noi je dimo, e noi je famo, c’hai messo l’acqua, e nun te pagamo!

Settimane di tecnovolteggi a vuoto si spappolano come il mallo di noce che rende i capelli più scuri.

Esiste una terra vera, un bosco di noci e mele selvatiche, un fungo di plastica, cenere&fumo.

Corro nel verde leggerissimo, leggerissima senzaseno ma i muscoli in gola.

Ma che te frega, ma che te mporta, se un cane ruzzola e scava cunicoli tra gigli e violette. Si lascia accarezzare e anche tu chiudi i Dovresti nella stalla con le ragnatele.

Chi vuole venire viene, chi vuole andare va: amerà? Amerà.

Un, dos, tre, cuatros: la raccolta è così, come la sigla di Paso Adelante.

Cominci che non le vedi e poi le noci si moltiplicano, le senti sotto i piedi, freschissime e infinite, fame di riempimento, ingordigia d’umidità. Libertà.

Guanti secchiello paletta, a ognuno terrazze di noci.

Io su su su, a digerire felicità in lontananza.

Ma non come quelli di Kundera che vogliono stare sempre sotto lo sguardo del loro pubblico, io colgo le noci dei sognatori, zan zan.

 

 

Gheriglio:Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi […] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti […] C’è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata […] E c’è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori. Ad esempio Franz.

 

(M.Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere)

Lemon Free

C’è chi al suo matrimonio fa recitare la poesia allo zio ubriaco e chi, come Silvia&Marco regala una pennina usb a forma di braccialetto con le foto della festa scattate dai migliori reporter di moda sulla piazza.

C’è chi, poi, in questi matrimoni dei rampolli clonati della milanodabere, si infizza per fare l’acqua e limone. Merincontraria, la ragazza dell’acqua e limone sull’isola Li Galli, off limits.

Limonata per il signore lentigginoso in lino. Et voilà.

Orange juice? You’re welcome!

Si, limoni di Sorrento freschissimi.

Sono abiti da tarantella.

Facciamo teatro-eventi.

Frasi scheggia mentre le unghie si riempiono di terreno e un semino spunta dal bicchiere dell’ex amante di Tronchetti Provera.

 

Glielo cambio subito.

 

Il resto è scogli a strapiombo, mare grigio, mare verde, mare azzurro, lucertole grasse, un coro gospel ascoltato dietro al velo di un letto a baldacchino, uomini di mare abbronzati e scalzi, sguardi sotto la pioggia, intenzioni, canti liberatori e la bellezza dei sedici anni. Rigenerante. Solidarietà con le maestranze che ti sembra di stare in campeggio in Calabria con il falò a cantare “Acqua azzurra…Na na na na na”…

 

Il resto è abiti di Vogue, tessuti preziosi, cappelli di paglia, pr in lino e superga bianche, cambi scarpe, tagli di etichette, abbronzatura dorata, pelle invecchiata, occhi tirati, bocche gonfiate. Bellezza? Ricchezza che ti appara, i miei studi antropologici “come sembrare una ragazza ricca con 30€”.

 

Il bello della ragazza dell’acqua e limone è che la gente si innamora di te perché sei la ragazza dell’acqua e limone con il vestito antico e il culo chiatto. Quando ti togli il vestito e te ne metti uno buono per dire che nella vita fai altro, quando esci dal momento dell’acqua e limone, il gusto si perde e o’ limone va’ acit’ (va in putrefazione e fa acido).

Progress in work

Merincontria e il suo nutrito staff si scusano per discromie, discopatie, disturbi della vista, condilomi e sindromi isofagee. Il blog ha bisogno di una ceretta, un pedicure, un consolador e di mettere un poco mano all’html. Ma poco poco però, perchè l’html ti mangia se lo "sfrogolei" (stuzzichi) troppo. Merincontraria non è pronta per Milano, figuriamoci per WordPress. Detto ciò conclude dicendo che il progresso è nel duro lavoro. Progress in Work. Alla faccia della Santanchè.

Berlin

Passano i giorni e la sento ancora.

Lo tengo nelle orecchie la campanella che scandisce le fermate che ti pare di essere sul set della famiglia Addams. E invece sei in metro, uban, con la tappezzeria vintage a colori depressive.

Rumorosa chiacchierona impertinente italiana ti immagini la nuova Mercoledì senza frangia e capelli neri ma con gli occhi che bevono emozioni di una città che era… E ora… Willkommen alla Humboldt University. Wow.

La bocca macina brezel, falafel, piedi di porco nelle antiche kneipen di quartiere, patate al burro e currywurst, i migliori della città, perché la Loneley Planet non sbaglia un colpo.

Le gambe macinano chilometri, instancabili, con giri solitari nei supermercati alla ricerca della Nivea perduta e dell’attrezzo che fa il tuppo come il femminiello di Kreuzberg.

Cattivi tedeschi maestri di visual merchandising!

Ci odiano.

I neuroni si rigenerano lungo i resti del Muro al tramonto e si moltiplicano sui viali alberati  con le bici luccicanti, fino a impazzire a Postdamer Plats, che merita un bis per i grattacieli e gli specchi che riflettono una tragedia che non torna.

La morte è diluita nella pretesa di avanguardia e nelle più belle fontane.

Goodbye Lenin.

Lo zoo di Berlino è una stazione multipiano trasparente molto benessere.

Di Christian F. resta solo la puzza di piscio tra i sentieri del parco, un freakettone nostalgico e una coppia di adolescenti punk con la sindrome “io ti salverò”.

Restiamo poi noi, ragazzi napoletani dello zoo di Berlino, che cercano dentro la cupola del Reichstag i cantieri aperti della storia e, guardando il cielo  col naso all’insù,  sognano  di aprirsi un negozio di abiti al chilo come quello di Bergmanstrasse. Il cielo sopra Berlino.

 

Cul' Hunter

Tutti i consigli dalla A alla Z per un’estate devvero cool!

 

A di assorbenti: stanca dei soliti lines con le ali, packaging viola che costano un botto di soldi?

Merincontraria propone per l’estate 2008 i Septona Cotton Care.

I Septona cotton care sono ergonomici, leggeri, verde acido, forniti di drynet system. Imbattibili nella variante ultra plus a soli 48 centesimi al pacco.

I Septona sono assorbenti greci, dunque esotici, estivi, mediterrenai.

Gustali con un pezzo di feta, una spolverata di salsa tzatzichi e una spruzzata di miele baklavas.

Consigliati: a tutte quelle che hanno fatto il liceo classico e/o odiano i salvaperizomi neri nuvenia pocket e/o si vergognano di comprare assorbenti appezzuttati.

 

Elle di Libri: Santa Precaria di Raffaella Ferrè, Stampa alternativa, 12€.

Santa Precaria è il libro perfetto per l’estate: piccolo, maneggevole, copertina trendy verde shocking e da quel poco che ho potuto capire anche ben scritto. Raffaella è una picciotta che ancora crede nel potere della scrittura, si commuove quando si legge, ma soprattutto dispensa in giro corni contro i malocchi e rivela segreti preziosi su come stecchire vicine di casa invidiose a botta di sale grosso.

Consigliato: ai laureati/e in ingegneria che pensano che il precariato sia un nuovo esotismo metropolitano.

 

Vi di vestiti: Merincontraria consiglia un negozio di fiducia gestito da un gay sposato.

Lei l’ha trovato. Il gay sposato si congratula con  il suo stile ma, ribadisce,  che starebbe meglio vestita a femminone mettendo in mostra la sua prorompente scollatura con degli abiti a farfalla multicolor.

I suoi consigli di stile summer 08:

 

Dehry per le romantiche, bon ton, franciofile

Paramita per le eccentriche alternative e spagnoleggianti

Morgan( il sito cercatelo voi) per le aggressive, esasperatamente modaiole.

 

Zeta di zucchine.

Ottime in tutte le salse e consigliate anche agli allergici.

S_Barbie

A tutte le ragazze degli anni 80

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le Barbie del 2000 hanno le mutandine.

L’ho scoperto ieri fermandomi alla bancarella di una bambina e la notizia mi ha condizionato il pomeriggio marinaretto.

Come è successo?

Mi chiedevo rivoltandomi sul lettino.

Come farà Ken a spogliare Barbie per portarsela a letto?

Le Barbie più zok hanno le mutandine color carne e quelle più kast, coulotte ricamate bianche?

E se Barbie si mette un pantalone di lino nero come fa in controluce?

 

Affondo la testa nell’asciugamano e provo a risolvere il rebus.

Ipotesi:

 

a)      Le Barbie si erano scocciate di farsi la ceretta.

Bocciata: una vera Barbie non si scoccia mai di curare il proprio corpo.

 

b) Ken è un metrosexual e fa come quei feticisti giapponesi interessati solo ai peep-show e all’intimo delle lolite.

    Plausibile ma troppo condizionata dagli studi di scienze della comunicazione

 

c)      La Mattel progetta una fusione con un’importante casa di intimo per lanciare la linea Barbie’s secrets concorrente della Victoria Newyorkese

Plausibile ma avveniristica

 

d)      Le Barbie rieducano le nuove generazioni al principio dello zoccolismo latente: 3 ore per preparami, 3 minuti per dartela.

 

Un’onda anomala. Splash. Risposta giusta.

Diventa una s_barbie (barbie S_enza S_lip) anche tu!

 

 

Cuggini

Con loro scopri il sesso a sei anni poi li rincontri dopo venti medici o camerieri che aspirano le sigarette atteggiandosi col viso a grand’uomini e donne.

Mentre tu rotolavi nella tua bolla esistenziale loro si facevano i tatuaggi, si fidanzavano e facevano i figli.

Uno ha traslocato tre volte e ha fatto il funerale a un gatto che pisciava fuori dalla lettiera.

Il prossimo lo chiama Napoleone, che è l’unico nome, dice, che si porta per un gatto nero.

Ed ecco che subito gli  rubano l’idea geniale e si battezza Napoleone il gatto di un altro, grigio, tigrato e grasso.

Ma è il pelo che è doppio!

Si, vabbè.

Si parla solo di cose superficiali tipo andrai in vacanza che stai facendo ora quante ore lavori al giorno e si prende in giro qualcuno della famiglia.

Quelli che hanno lo stesso nome istaurano sempre una solidarietà speciale.

I più temibili sono i Marcelli, scetati, mancini e bravi a guidare la macchina.

Così come i bruni e ricci che fanno gruppetto contro i biondi con gli occhi chiari.

Potevano essere verdi come tua madre…

Già.

Ti immagini? Mora con gli occhi chiari…Che foss’!

Ogni volta esce un invito a casa un favore uno shopping insieme.

Ogni volta si prende un appuntamento che andrà come il cellofan nell’indifferenziata.

Ogni volta ti sembra di conoscerli daccapo perché li conosci da sempre.

Ogni volta c’è quello nel suo mondo.

Poi ogni tanto esce un nuovo fidanzato o un marito per caso che sarà sempre o geloso o pesante.

Il tuo ruolo richiede simpatia proverbiale nei confronti dell’outsider che tua nonna direbbe che è comunque sangue del tuo sangue.

Ma solo finchè giri l’angolo e un tuo omonimo nonchè clone:

Ma comm’ ha fatt’ a se spusà a chist?

Già.

 

Oi Marie

Ballata melò per Ogliastro Marina

Gli odori e il tramonto.

E a te ti viene mal di testa ma non dici niente perché mi vuoi bene come nel duemilequattro.

Io voglio solo camminare.

Avanti.

A piedi scalzi, sotto gli ibiscus che fanno i vermi.

Sono uomo?

Sono donna, sono donna.

Una donna fritta nell’olio del Cilento.

Sei Antica.

Come la sabbia che spolpo e rimpolpo.

Come l’acqua che sbatte i liquidi.

Donna fritta e seduta e costretta e via le cuffie dalle orecchie.

Via.

Fuga.

A leggere i libri degli autori delladolescenza che scrivono sempre peggio.

Ma tu lo sapevi che Virginia Woolf è morta suicida?

Si.

Tu queste cose le sai sempre.

Ti volevo chiedere.

Ma niente.

Sto zitta.

A che serve parlare?

Giochiamo alle ragazze ricche che prendono il sole sulla barca.

Mi abbronzo anche io, con la protezione uttanta.

Ah ah.

Penso agli egizi e alle pipette dei motorini…

No, io i motori non li capisco.

Sento le cicale e come ogni estate guardo la vita a testa all’ingiù.

Srotola il nastro di Hilary sulla pasta scoppiettante.

La più buona del mondo, eh?

E quello che scrivo in mente mentre la chitarra suona, sembrerà più bello di quello che scrivi tu.

No, tu.

 

mao mao

Che non è il nick di Mao Tse-Tung.

Arrivano. Con l’estate. Come sciami di api impazzite.

Hanno gli occhi vispi e aggressivi di chi si deve sempre difendere.

Masticano chewing gum facendo le bollicine dentro la bocca.

Portano fermagli nei capelli, calzini nelle scarpe da tennis, tatuaggi sul dorso della mano.

Puzzano di olio johnson e sudore ma sono sempre alla moda.

Cinese, coreana, indiana, di San Giuseppe Vesuviano.

Si svegliano all’alba per venire a mare in Costiera.

Una volta sulle spalle portavano i bonghi e le radio.

Adesso ascoltano i cellulari muovendo solo la testa.E ballano.

Bassi, sulle ginocchia, ondeggianti, come si porta adesso.

Si siedono nell’androne del treno buttandosi sugli zaini stracolmi.Quegli stessi che fino a qualche giorno fa usavano per andare a scuola.

Si baciano rumorosamente come se il mondo fosse quel brillantino che portano all’orecchio. Un accessorio.

Urlano.Come se dovessero spaccare il mondo, con le voci afone e la pelle macchiata dal troppo sole.

Per mettere i piedi sul sediolino dispongono prima il giornale: accussi o’ cuntrullore nun me po dicere niente.Ridono. E rido pur’io. E’ un’idea geniale.

Si svegliano e vengono a cercare l’acqua pulita, le spiagge pulite e i capelli che si arricciano al vento.

Vengono perché dove abitano il bagno non si può fare.

E se non ti fai nir’ nir al sud  non puoi campare. Parola di Merincontraria.

Sono sfingi con i lineamenti da lince e  i fianchi grondanti dai pantaloni a vita bassa.

Sono i mao mao e mente scrivo esultano inseguendo un goal sotto il cielo di un’estate italiana…

 

Caprae

Vip Capri: è l’isola della caprese a limone e dei Visitors vistiti da umani che sorseggiano drink estivi davanti al Grand Hotel Quisisana. Tutto è Grand nella Vip Capri. Grand zeppe, grand musso "a toteno" di Simona Ventura, grand coscia di Alba Parietti che ansima per i grand tacchi, grand abiti che sfilano sulle passerelle della vita e non solo su quelle di Vogue, grand Anorexia delle invitate al matrimonio del petroliere libanese e della sposa modella direttamente dal set della sposa cadavere. Non si divertono nella Vip Capri. I Grand sandali son tropp’ alt e i tight degli uomini tropp’ street. La top model cadavere, estenuata dal sanpietrino e dai flash dei ricchi contraffatti in Lacoste e paillettes, è costretta a salire in Piazzetta su un pulmannino porta merci abbarbicata allo sposo. Grand Vie. Destinazione: la Canzone del Mare dove Alba Parietti, finamente libera dalla morsa del sandalo, ha ansimato a Grand Voice con un feddajin di mezza età.
 

Pop Capri: è l’isola della caprese a cioccolato con i pezzetti di mandorla che s’incagliano  nei denti. Piove. Escono solo i turisti stranieri che escono in tutte le condizioni in preda a crisi autistiche di ansia da escursione. Sono riservati e teneri con i loro zainetti in goretex e i sandali da handicappato e  calzino di spugna bianco. Si incantano di fronte al panorama del Belevedere Cannone e ai Giardini di Augusto. Fotografano tutto tranne se stessi. La fisarmonica suona la sigla di Lupin e tanghi di Astor Piazzola. Le nuvole grigie e il bianco dei cunicoli si fondono in ali di gabbiani che urlano come i bambini piccoli quando hanno sonno. Le ciliegie costano 5euro al Kg e indiani sfiniti fanno su e giù per le scale. Il mare è un cristallo sotto gli impermeabili. Spagnoli lamentano i prezzi sfregandosi il pistolo e il caffè del Gran Caffè profuma di carbonio.

Caprae: dal latino ablativo locativo di Capri, dall’italiano plurale di equino femmina.