Na' votata
Niente parole oggi. Nessun post filosofale. C’è spazio per una sola certezza.
Nessuno può mettere Baby nell’angolo.
Come ho fatto a non capirlo prima.
Test:Che google sei?
Dimmi cosa scrivi nei motori di ricerca e ti dirò chi sei.
Da quando il gioco della felicità di Pollyanna non mi funziona più, riflettevo sulle chiavi di ricerca.
Le mie ricerche di oggi:
lavorare in Giappone
Cavalli per h&m
che cosa è la depressione
bradipo
Profilo: Venticinquenne insoddisfatta, cerca evasione nella cultura orientale. Aspira a diventare una gigolò a Kabuki Cho o un’attrice affermata col desiderio inconscio che tutti i nipponici si innamorino dei suoi occhi all’occidentale e delle sue tette quarta misura.Pur nell’assenza di stimoli derivante da una lieve depressione stagionale e dall’incombenza del baratro della disoccupazione, persiste un certo animo da fashion victim che si paga nella contemplazione del low cost scandinavo.
La scelta del bradipo è motivata dal fatto che vivere sugli alberi e guardare il cielo a testa in giù è il suo sogno fin da quando ha letto il Barone Rampante. Ma a quell’epoca Pollyanna funzionava ancora e lei convinceva le amichette di scuola che non stavano mangiando la pasta con la salsa della mensa, ma pane e nutella.
Poi per colpa di Grecia Colmenares e delle soap latinamericane l’epoca di Pollyanna è tramontata e l’insoddisfatta va a cercare se stessa nel tempio di Google.
Poscriptum: Il mio profilo è di gran lunga migliore di chi arriva sul mio blog cercando “Scrub peli incarniti collo”, “segretaria scema” “scopata con la suocera” “ divisione in sillabe lenticchie”, “animali virtuali da accudire”. Questi si che sono geni del male.
Ci sono tre cose che un uomo non deve mai dimenticare:
a) temere le donne.
b) temere le donne emancipate.
c) temere le finte emancipate al volante.
In questo lasso di tempo sono esseri celestiali e sono capaci di mixare un blow job da oscar ad una sana chiacchierata. La restante parte è divisa equamente tra sindrome premestruale, sindrome post mestruale e ciclo. Se una donna non vuole fare una cosa, sarà sempre per una delle cause sopraelencate. E se non vuole scoparvi a marchese perché le fa schifo, rassegnatevi, non le piacete abbastanza.
E nella tortuosa ricerca dell’Autentico, finisco alla festa di San Gennaro.
E’ una festa privata, ma per rispetto del Santo, mi metto una mse sacrale con un lungo rosario di legno e una gonna a codè.
Sono una dark suora postmoderna.
Lo so perché per strada mi mettono i cuppetielli dietro.
A me e a wlemetafore, che sfida la folla metropolitana con uno scialletto blu elettrico in versione di Madonna Incoronata.
Sostanza e dialetto. Rieccomi nel tempio sacrale dell’amicizia dove il profumo di una ciambella al cioccolato scioglie gli aloni del mobbing. Basta così poco.
Basta il pan degli Angeli per essere felici, l’estatica contemplazione della cicatrice dell’ Altro, che porta in viso la stessa alopecia da stress che tu ti porti dentro. Alleluia.
Non attaccare il ciuccio dove dice il padrone, mi ripeto mentre avanzo in processione verso San Gennaro. Esprimo un desiderio a venti centesimi e abbiamo anche noi il nostro lumino acceso ai piedi della statua policroma. Goodbye all’overload emozionale e alle buone maniere.
Vino dolce e salato, sguardi sopra la folla, chiacchiere folkloristiche, incontri identitari, ma al secondo bicchiere mi fermo perché l’Autentico non ha bisogno di alcol o di icone punk per esprimersi. L’Autentico è simpatico, è chiattulillo ma con fascino, ti accoglie come la pecorella smarrita, si incarna nel femminiello vestito da San Michele, nel culo a culo col matrone illuminato, nel trans sulla scala con il vestito rosso rubino.
E’ una pizza gnommosa alle tre del mattino.
Abballi l’elettronica italiana nel covo del terzo sesso, puoi eclissarti e puoi ridere sfruttando l’ascendente che madre natura ti ha donato sul gaio. Alla fine fai ridere e basta. Perché nello slang dell’Autentico il ridicolo è out. Decisamente out. Ammèn.
Non andare via.
Ti vedo scivolare sull’erba fluorescente e nell’acqua scura dell’Half Penny Bridge.
Ti spio da una tendina di merletto di un’isola incontaminata.
Mi chiedo come fai ad essere così profondamente gloomy e colorata.
Così lontana e così…casa. All the seasons in one day, no?
L’ atlantico scalpita e io divento crema densa e fiore di campo.
Bevo Guinness corretta al blackcurrant e datemi un’altra stout please. Che porta la rota, please.
Ma come si tradurrà smoothy… E come si spiega un viaggio?
Next please, two euros e storie inventate in una bella casa di Temple Bar.
I pub si va. Ma ci interessa solo ridere nei letti matrimoniali.
Ci siamo solo noi, siamo noi the dubliners nel retro di una chiesa anglicana, nell’autobus di Paddyboy che ci chiama col microfono, in Wilde recitato da due attori per strada.
Cogliendo le more e le viole del pensiero siamo quelle di cime tempestose e vorremmo cestini e cappelli di paglia.
E quando si parla inglese si calca l’accento italiano. Per far innamorare. Perché essere amati è una bella sensazione anche all’estero.
Sepolta dai tabloid ogni tanto mi ritiro in ascetica masturbazione. Dura poco.
A Belfast c’è ancora aria di Troubles e mentre il tassista tatuato ci scatta la foto sotto il murales mi vengono i brividi. Quis separabit? Mistero delle religioni.
Poi ci si arrampica, si stacca la spina e non si sente più musica.
Solo il rumore assordante di casa.
Peppereppepè. Il matrimonio torna di moda.
Tutti si sposano e sbarbatelli giocano alla dolcecucina con cicciobelli veri. Rigorosamente senza profilattico. Cesareo ed epidurale sono le parole più in voga in questa calda estate e anoressiche col pancione girano in canottiera tra i saldi di Benettòn premaman.
Il mondo è innamorato? Agli spermatozoi l’ardua sentenza.
I bambini sono sempre più belli e sfoggiano lentine colorate dai zero anni in su. Da Disney store un paio di mini occhiali a forma di zanzara tigre costano anche ottoeuro. Però le Crocks per i piccoli scaldano davvero il cuore delle mamme. I padri non si vedono, sono un optional deluxe.
Ma si parlava di matrimoni. Nasce un nuovo lavoro: il wedding planner.
Il wedding planner è addestrato per condividere lo stress da bomboniera e l’ansia da centrotavola con la suocera in menopausa. Che tali centrotavola siano penecentrici, ortofrutticoli, floreali o astroboscopici restano comunque i più favolosi. Tanto da fare ooooooh. Scatenano la cleptomania delle zie vedove, felici di compensare la quota versata nellalista con la serra di Barbie nuova di zecca.
Chi non può permettersi il w. planner si accontenta della foto color seppia esposta nella vetrina del paese. Il bianco e nero fa miracoli. Trasforma le spose nella Bardot e nella Loren a seconda che il set sia un’auto d’epoca o una spiaggia con divieto di balneazione.
I più temerari si sottopongono anche al sevizio fotografica prematrimoniale. Sottordine di fotoreporter e cameraman le coppie si stringono la mano, infrangono le onde e si buttano a mare con tutti i panni. Lei avrà rigorosamente una t shirt bianca che si attaccherà ai capezzoli per un sicuro effetto Ferilli. Lui, un tattoo tribale che casualmente fuoriesce dal pinocchietto.
Il resto è opera di questi registi dei poveri che con la colonna sonora di Raf e un montaggio con Pinnacle faranno sentire gli sposi in un film. Un film che finisce con la sposa grassa e lo sposo che si fa l’amante ucraina.
Vuoi tu…?Si, lo voglio.
Blu chimico, splash, cloro, mi sento marina.
Sono un pesce che volteggia nelle vasche dell’atmosfera.
Splash, jazz, uh, yeah.
E se l’acqua entra ti sembra di morire.
Morbida sabbia e ghiaia che cammini attivando il sistema nervoso.
Cloro, iodio e un caffè bruciacchiato dall’onda.
Una corona su un bagno al tramonto.
Un limone su una banana matura.
Un tamburo che fa bum bum.
Muovi il culo! Muovi il cuuuulo! Uh, yeah.
Hai mai gridato sottacqua?
Hai mai messo gli occhiali per finta?
Hai mai visto una vagina nel palmo di una mano?
Pelle, pelle, pelle.
Risciacqua l’ansia nel sale e fai uno scrub ai pensieri.
Nuota che non puoi respirare.
Sogna il fisico a imbuto e tocca.
Tocca gli amici amanti, una conchiglia, un castello di pietre, un canotto.
Guardati i piedi riflessi sul bordo piscina.
Guarda la superficie prima di risalire dal fondo. E’ verde?
E’ unta di creme abbronzanti? Com’è?
Tu hai gli occhi che ridono e la voce calda. Come me.
Tu sogni lo sport, la tecnica, la solitudine, l’attimo che affina, l’estasi, l’urlo e il pianto.
Ci ritroviamo in alto mare, per poi lasciarsi andare. Please don’t say you’re sorry.
Mare dentro. Si, mare dentro. Avvolti dentro l’asciugamano.
Slacciando il costume che graffia il collo e si vede tutto, yeah.
Schiaffeggia l’acqua e batti i piedi.
Sfreccia su quelli shampati col capello gonfio di sole.
Mi sento Marina, como si mi sentia agua.
Mi sono innamorata di Marina, una ragazza dolce…Uh, yeah.