Xmas migrante

Il Natale è il momento per eccellenza in cui l’emigrante capisce di avere una doppia vita: la vita del posto in cui è emigrato e la vita del posto da cui emigrato.

I due posti sono molto diversi: nel primo nevica e si mangia leggero, nel secondo si suda e si mangia pesante, pesantissimo, bene, benissimo. Si mangia sempre.

Un Natale di fronte al mare con la giacchetta dandy e la gente che si sbaciucchia, fa sentire l’emigrante in un cinepanettone esotico, come Natale a Beverly Hills.

Il giorno in cui l’emigrante si sente più emigrante di tutti è il primo giorno, in cui l’emigrante è soggetto ad una sorta di jat lag acqua- aria -brezza marina.

In quel momento l’emigrante sperimenta il vacuum, il vuoto assoluto dell’emigrante, condizione ontologica dello stesso.

Ma è solo un momento.

Poi l’emigrante apre le braccia e accoglie l’abbraccio caldo del passato: le lucine di Sorrento, la tombola a San Gregorio, il brindisi aggratis, lo struscio a Cava, pacchi pacchetti fino all’una di notte, il cd del coro della chiesa, l’agriturismo accogliente, la chiacchiera in piazza, la suonata trash nel pub di un tempo che fu.

L’emigrante stringe il passato nell’abbraccio, imprime il profumo degli affetti più cari e a un certo punto, riesce anche a sorridere se appena arriva gli chiedono già quando se ne andrà.

 

Merincontraria augura a tutti buone feste.

2 comments

  1. merincontraria

    Ma grazie a te! Ho provato a visitare il tuo blog, ma ho trovato solo un indoor con uno scheletro in ginocchio…

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