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Domenica

E nel cielo gli angeli fanno surf. E’ la nostra Hollywood e tutto può succedere.

Certe domeniche vinci. La lotta tra veglia e sonno, tra ormoni e pigrizia, tra euforia e disforia. I bicchieri sono spaiati, ma finalmente i mobili al loro posto. E pure tu. Accendi il cuore e spegni i limiti. L’organizzazione, l’affastellamento dei pensieri, la rabbia, le rivalse, le certezze, le incognite. Sempre tu. Trasparente. Avvolta da una bava invisibile che possono metterti la mano nello stomaco e prendere tutte le emozioni tanto che non filtri. Tanto che ti togli la maschera. Senza paura di mostrare il fianco morbido e tutte le cicatrici. Senza paura di travolgere con tutti i tuoi sentimenti travolgenti. Senza paura di viverti l’esuberanza, un raggio di sole, il naviglio a primavera, la schiena scomoda e un carciofo troppo pungente.

La domenica è un giorno santo e io onoro la festa.

E lo faccio in tavola rotonda interrompendo il circolo delle domande e risposte da sola, ma girando la ruota. Lasciando regalarmi. Impressioni, gesti, risate. Un momento di riflessione in cui i puzzle tornano a posto. Tutto immateriale e pure così concreto. La concretezza dell’anima è un’esperienza da fare con pochi, senza troppo studiare. E la stessa città diventa una terrazza boemien, una passeggiata decadente, un caffè letterario. E il portafogli un accessorio inutile.

Abbracci la quiete giallognola delle sere di marzo sgretolando i tuoi imperativi come le bucce di pistacchio.

Da lunedì un nuovo obiettivo. Non mi metto a dieta. Alleno lo sguardo dopo una domenica in cui ho creduto. E visto.