Non solo Amici

La scoperta di Scala e Kolacny Brothers

Non vado particolarmente matta per i cori. Faccio eccezione per Sister Act e le voci bianche della processione del venerdì santo. Non ho mai pagato per un musical e l’unico film da cui mi sia mai alzata a metà è stato Moulin Rouge. Certo, a quattordici anni un mio amico mi ha fatto fare la corista e con Adb mi divertivo a improvvisare controcanti sgangherati e distorti, ma sono cose della giovinezza, come imitare Ambra Angiolini davanti allo specchio batte forte il cuore primo piano in ascensore.

Non vado particolarmente matta per i cori, dicevo, ma non conoscevo Scala & Kolacny Brothers.

Immaginatevi quattordici ragazze belghe che cantano tutti i successi della musica rock internazionale con le voci d’angelo. Quattordici ragazze alte, faccia pulita, culo grosso, abiti neri a sacco, nulla di quella impostazione di Amici di Maria de Filippi, occhi negli occhi, sguardo contro sguardo.

Ma con le voci d’angelo che quando hanno fatto And you give yourself away di With or Without you e Sere Nere di Tiziano Ferro con la erre tedesca appena sussurrata e soffiata io vi giuro che mi si è accapponata la pelle nonostante i chili di Nivea alle mandorle per pelli secche.

Io penso che per fare dei cori così, i cori li devi fare di mestiere e non le puoi schifare troppo le altre del gruppo. Penso che un coro sia davvero una cosa psicologica perché io per quanto mi sforzassi di guardarle in bocca a una ad una non capivo chi faceva gli alti chi i bassi chi gli acuti e chi i gravi.

Menomale che il direttore d’orchestra con camicia rossa da teatrino londinese mi distoglieva con i suoi movimenti acchiappamosche dai miei ragionamenti sul ruolo della corista in un coro.

Me le immagino queste ragazze belghe che escono dalle loro case piatte con il cielo grigio, la bici, le aiuole curate e la vicina bambina che gioca nel giardinetti verdi. Me le vedo fare le prove con le All Star consumate e la felpa col cappuccio, comunicare a maman e vicini col coro facciamo due date in Italia, un piquet alla violetta in una mano e un toast al burro e granella di cioccolata nell’altra.

Tra le note setose aleggiano i ricordi del mio viaggio in Belgio, diabolico assai, come que viaggi fatti per dimenticare qualcuno, però ho visto in quella compostezza, il ritratto di Liege della mia amica Aline con le scarpe da tap sul vialetto di casa, prima di andare a scuola.

One comment

  1. Ross

    Mi e’ sembrato d essere al coro cn te 🙂 e mi si e’ accapponata la pelle a sentire sere nere (adoro la canzone)!

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