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Na' votata

Ho una tammorra.
La tammorra è il tamburello con cui si balla la tammurriata.
Ma non è proprio corretto.
Ho una tammorra e ballo la tammurriata quattro volte al mese.
Piccoli passi, occhi negli occhi e ti ricongiungi con i tuoi ciakra bassi.
Ho avuto anche una chitarra, posata a Losing my Religion dei Rem.
La maggiore, mi maggiore. Stop.
Fondamentalmente non era cosa mia. Troppo mentale.
Mentale e cerebrale insieme non ci stanno, come i fagioli sugli spaghetti.
Poi un mio amico chitarrista mandolinista tammorrista batterista e aspirante neomelodico dice che con la chitarra non si acchiappa.
Invece con la tammurriata si.
E’ ipnotica. E’ trance pura al ritmo del tamburo.
Si crea un intesa col tuo partner indipendentemente dal sesso e dall’età che non mi meraviglio che nelle feste popolari si finisca tutti a trombare. Ma non è questo il punto.
Il punto è la cultura contadina, anche se mò ci vanno tutti i radical chic con la sciarpa a righe colorate. Io sono la prima, ho la divisa da tammurriata: gonna marrone a balze di Zara, infradito, fusciacca in vita e castagnette originali della Compagnia di Canto Popolare. Le ho trovate dopo un concerto: chiaro segno che nelle mie stelle è iscritto un futuro da zingarella.
Mi piace sentire le storie che si tirano i vecchi su un pretesto che loro chiamano la fronna di limone. Botta e risposta tra il vecchio sdentato e il suonatore di tamburo. A braccio. A rima. Non si capisce quasi niente, però giuro che è bello. Poi magari quando imparo meglio, lo spiego pure meglio.
Na votata e ci stai pure tu in mezzo.
Basta seguire gli occhi, i piedi volano.
Tra loro si conoscono quasi tutti, suonatori e ballerini. Alcuni si incontrano solo alle feste e mai più.
Il potere è dell’uomo. Si aspetta sempre che lui ti scelga, ti inviti a ballare e detti le regole del gioco.
Aaah, finalmente un po’ di sana sottomissione.
Era proprio quello che mi ci voleva.