Category: Storie

Nel nome dei Padri

e delle love stories  nate dal cilindro metropolitano

Stasera guardavo dopo tanto tempo Un posto al Sole, fiction per la quale – con immenso onore – ho lavorato. Speravo che la puntata fosse stata sceneggiata da una mia ex collega, Brunella Voto, ma poi ho dimenticato di guardare i titoli di coda perché mi sono assorta in.

La riflessione della sera è: quanto avremmo più bisogno dei padri di un tempo.

Mi spiego: Raffaele (Patrizio Rispo) consigliava accorato ad Andrea, l’ex della figlia Viola, di confessarle i suoi sentimenti se sentiva che erano gli stessi di un tempo nonostante le relazioni di entrambi.

Ma quanti sono i padri oggi che parlano con gli ex fidanzati o con i fidanzati stessi?

Mio padre che è un padre presente ha conosciuto solo uno dei miei ragazzi e ha vissuto gli altri (pochi) importanti solo dai miei (vaghi) racconti o dalle telefonate rubate a mia madre ora che viviamo a 800km di distanza e 4h e 10 min di Frecciarossa.

 Il bello delle storie d’amore vissute in città è fare quell’incontro nella miriade di migliaia di possibilità di incontri. Ma il brutto delle storie di città è quello di nascere senza riferimenti. Mi rendo conto solo stasera che ho solo due numeri di telefono di amici del mio ex.

Senza inneggiare ai matrimoni combinati, mi affascina l’idea degli amori nati in paese anni fa in cui si chiedevano informazioni e con due parole si sapeva vita morte e miracoli di lui e della sua famiglia.

Mi piace l’idea dell’incontro tra le famiglie e delle paste della domenica.

Mi piace l’austerità dei rapporti di un tempo e della risposta delle mie nonne, entrambe vedove, sempre la stessa, assertiva e coraggiosa:  unico Dio unico uomo, ci voleva un coraggio a mettere tre figlie femmine adolescenti davanti a uno sconosciuto.

Uno sconosciuto, appunto.

Scegliere da soli il proprio partner è una gran conquista e senza i padri di un tempo ogni scelta è revocabile e non si rischia di restare nella trappola di un matrimonio sbagliato o violento o cosa.

 Ma senza i padri di un tempo e la loro fitta rete di informazioni, ti butti nelle storie di città senza protezione e quando la storia finisce non puoi che sorridere se il padre di oggi ti dice non posso giudicare perché non lo conosco (mio padre no, ma lui è un padre di un tempo che ha imparato a fare il moderno.)

Australia

Voglio andare a vivere in campagna. Ah ah- ah ah.

 Quando Ross, quella della stanza di Ross, decise di mollare fidanzato e lavoro e andarsene in Australia a tosare le pecore merinos, restai senza parole.

 Non che condannassi la sua scelta, attenzione. Solo che non capivo perché andare a cercare la propria strada a 22 ore di volo da qui.

 Ross mi disse che era stanca. Stanca dell’ennesimo non rinnovo, stanca del precariato, stanca di sbattersi tutto il giorno tra le strade di Roma con la macchina aziendale, esaurita, sfatta, stressata, sfiancata.

Non vedo Ross da enne mesi. Ho visto però una sua foto su facebook nelle vacanze di natale. Ha un colorito mulatto sano che contrasta splendidamente con i suoi occhi verdi. Salta su dune di sabbia bianca in micro bikini e tenta di restare in equilibrio su barili di vino in tenuta campestre. Sorride Ross e anche se è solo una foto io vedo che i suoi occhi ridono davvero.

E allora ESAUSTA di sentir parlare ogni giorno di

Milan, tagliandi dell’ecopass, previsioni per il prossimo weekend, prenotazioni (il pane dal panettiere, le catene, il pieno di benzina in caso di sciopero, lo spettacolo tra tre mesi, le vacanze estive…di gia?!?) dico a Ross di tosare tutte le pecore dell’Australia rurale e pure della Nuova Zelanda.

 Mi senti Roooss?

Perché io, cara Ross, non vedo l’ora di essere di nuovo disoccupata per sdoganarmi dagli incastri rocamboleschi che vedo ogni giorno, dove tra un cliente di lavoro, cento telefonate, la Champions, una scopata fuori mano (ma sempre connessa all’ufficio), bisogna infilare per forza una lampada. Per forza.

Fagiani

Che a Natale la multiprovinciale azienda in cui lavoro mi avrebbe regalato la sciampagna e il panettone che in Via Montenapoleone vendono a 30€ al Kg

Attenzio’ Battaglio’

lo sapevo già. Me l’aveva sottolineato il mio capo con aria tronfia davanti al consueto caffè che ogni mattina mi offre per aumentare la produttività. Ma che la multiprovinciale  azienda stessa, mettesse a disposizione del dipendente una partita composta da due fagiani cacciati da Sua Eminenza Socio del Presidente in persona, questo no, lo ammetto, non lo sapevo e mi ha lasciato abbastanza esterrefatta.

L’arrivo della bestia viene annunciato con una mail cumulativa con oggetto “fagiani” se interessati siete pregati di effettuare prenotazioni in reception. Non un piccione, una tortora o la quaglia che mia nonna durante la seconda guerra mondiale si accaparrava mettendo la colla sul balcone, no! “Fagiani” is  bestia piumata di circa 3 Kg riposta a testa in giù in un sacco di granturco.

Il fagiano viene acclamato dai  dipendenti.

Nei corridoi non si parla d’altro che di Lui: lasciatemi “il tenebroso”, è più saporito! No! In umido viene meglio il dorato. Impossibile, figaaa! Mia madre lo avvolge nella pancetta con una spruzzata di rosolio e taaac!

‘A lecca e ‘a mecca e ‘a mevera secca

Intanto sacchi e sacchi di bestie, ognuno con su scritto il nome del dipendente si accumulano in cortile, pronte per essere caricate nel cofano della macchina. (Da notare l’ottimizzazione meneghina: sfruttamento delle basse temperature esterne per rallentare il processo di decomposizione, rigida divisione delle proprietà privata e velocizzazione del processo di smistamento).

Dopo numerose consultazioni sui metodi di de-piumaggio (immergere il fagiano a testa in giù in acqua bollente per poi spiumarlo, liberarlo dalle interiora e dalla pallottola) decido di prenotare il mio sacco certa che mai avrei compiuto questa mutilazione domestica. Mi servo di un complice per travasare i volatili dal sacco a una busta per le spedizioni postali pronta a caricare le bestie sotto mentite spoglie sul primo tram della sera.

Jamme Jamme, ncopp’ jamme ja, funiculì, funiculaaaa!

Mi scusi, mi spiumerebbe un fagiano a pagamento?

Scatta il tour delle macellerie del quartiere.

No!

Signora, le ho portato il regalo di Natale: un fagiano da spiumare.

No!

La Carla, padrona di casa ambientalista, mi chiude quasi la porta in faccia dopo avermi mostrato il fucile del padre, ex cacciatore pentito.

Sto per mollare. Signora, le ho portato il regalo di Natale: un fagiano da spiumare bis.

Il ghigno. (Come ho fatto a non pensare alla portinaia?)

La Luciana afferra la bestia per la coda, pronta a farle la fattura. Infilo in questa risata faraona il mio baratto: un fagiano per lei in cambio di uno de piumato per me e frollato una settimana in frigo come scrive Giallo Zafferano.

Zan Zan.

Nota d’epilogo: se il 23 dicembre alle ore 16.04 siete sul frecciarossa Milano- Napoli  fate attenzione a non urtare una borsa frigo a pois bianca e nera.

 

Il blocco dello scrittore

Storia incompiuta di un criceto di città

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Il blocco dello scrittore è un evento che realizzi in una notte d’insonnia in cui ti senti particolarmente agitato.

Facciamo finta che tu sei un criceto e che da mesi corri con le tue piccole zampette su una ruota velocissima.

Ecco, il blocco dello scrittore ti obbliga a scendere e a guardare la ruota da un’altra prospettiva.

Una prospettiva chirurgica.

La prima scoperta del criceto è di non saper più camminare.

Abituato com’è a correre, il criceto deve impegnarsi per fare un passo lento.

La seconda scoperta del criceto è di aver perso la cognizione del tempo.

Abituato com’è a pianificare, calcolare, incastrare quotidianamente la sua piccola maratona sulla ruota tra lo spuntino e la copula, il criceto ha totalmente rimosso i ritmi del mondo che vive oltre la ruota.

La terza scoperta è che il criceto non vede più oltre la ruota.

Dove sono finite le Sacre Scritture domenicali, i Sacri Teatri, il Sacro Criceto Egocentrico aspirante attore, ballerino, aspirante borghese, aspirante radical chic, viaggiatore?

La terza scoperta è la più amara e la più avvincente. Il criceto capisce di essere diventato un operaio della ruota. Un operaio consapevole.

La quarta scoperta  è che dietro ogni consapevolezza s’insinua il germe della ribellione. Il criceto e chi conosce davvero il criceto lo sa bene. E’ solo una questione di tempo.

Poi il blocco dello scrittore passerà e bisognerà buttarsi dalla ruota in corsa.

Lì viene il bello e quando col vento e col sole maturano le pere, lì, proprio allora, potresti vedere i delfini all’alba o  il salto degli audaci.