Fisciano 2/bis

Due anni fa a quest’ora Merin si sfilava il suo primo tailleur per incellofanarsi in un vestito di Pinko ovviamente comprato in stock e festeggiare la sua laurea in un posto cafonissimo ma ripulito con amici e parenti. Cento. Come la ruota di Iva Zanicchi.

Merin era una dottoressa con menzione accademica e tutto di lei, anche i capezzoli e i peli sull’alluce – che aveva diligentemente estirpato per l’occasione -inneggiavano alle scienze della comunicazione.
Merin festeggia il bianniversario tornando all’ovile che non è una metafora, perché Fisciano, sede della sua università, è proprio un ovile e gli studenti sono tante pecorelle smarrite e la location è una campagna dove negli anni ’70 si poteva girare con discreto successo il lungometraggio di là sui monti con Annette dove il cielo è sempre blu.Ma due anni dopo:
 
il cielo di Fisciano è grigio
la pioggia batte insistemente sui vetri dell’autobus
il biglietto dell’autobus è aumentato di 44 centesimi
Annette è un caso di diossina
i monti sono coperti da ruspe e trattori perché le scienze della comunicazione hanno sempre più iscritti  grazie a Simona Ventura e Maurizio Costanzo
le studentesse di Scienze dell’Educazione sono sempre più zingare
il conducente dell’autobus con le schiocche rosse ha di sicuro la cirrosi epatica
il bar ha subito un restyling di mantrice Ike- ese
i prezzi sono welfare: caffè, chewing gum e acqua naturale per 60 cent
il mio cappotto a tweed continua ad essere troppo freak per gli standard del luogo
Sono dimagrita 4 kg ma sono comunque più grassa di quando mi sono laureata
Ma soprattutto rosicchiando le belle speranze degli studenti impegnati a calcolarsi i crediti e trovarsi uno sfigato per la correlazione mi sono sentita felice.
Lontana da quel mondo e così meravigliosamente a casa.
La giornata finisce col rituale pizzeria Le Volte e caffè al caffè Atena con la collega di tesi. Quasi un’iniezione di dolcezza. Ma quasi, però. Perché nel frattempo noto che la barista che suonava nella banda della Basilicata si è fatta la cresta punk.
 
Ma tu te lo vedrai il film? – chiede la collega.
Qua film?
Quello di Sex and the City…
Ovvio. Anche se secondo me è una stronzata.
Già.
Mi arriva l’autobus- dice la collega.
Ciao.
Cià.
 
Ci vediamo l’anno prossimo.
O tra due.
O Chi lo sa.
 

7 comments

  1. francescobis

    Piccola Merin, che c’è? Un po’ di nostalgia? Ti capisco sai. Quando mi laureai io in Scienze Politiche,nel 1976 in era presitorica quindi, per un anno mi aggirai per la facoltà. Andavo in biblioteca,prendevo il caffè con Rossi, il custode, andavo a pranzare a mensa.Rossi paternamente una volta mi disse:”dottò ma mo’ ata vedè chita fà, mica potete rimanè cà”. E io me ne andai a vendere libri porta a porta con Silvio Tommolillo con la sua Citroen rossa:einaudi, boringhieri editori riuniti, a feste dell’unità e in più facevo il commesso in gioielleria. Mio padre avrebbe voluto aiutarmi ma poteva fare poco.Nel 1977 me ne andai a bologna nel movimento impazzito tra indiani metropolitani, gay , femministe e lezioni di guattari e deleuze al palazzo di Re Enzo. Stetti quasi un mese.Quando tornai a napoli mi ritrovai di nuovo nella mia vecchia facoltà, vendevo libri pure lì, mi vide rosaria, un’assistente del professore col quale mi ero laureato brillantemente su i minima moralia di theodor adorno:oggi è docente ordinario già da tempo. Mi fece avere una borsa di studio,lasciai la vendita di libri porta a porta. Lavorai con loro per un anno: avevo 26 anni, seguivo seminari, e tesi di laurea e sedevo in commissione d’esame con loro. Mi sembrava un sogno, poi nel 1978 papà morì , la borsa di studio terminò, il professore mi scaricò e poi ecc. ecc. ecc.cominciò la vita vera. da allora non sono più tornato lì.

  2. merincontraria

    @francescobis

    ahahahahahahahahahhahahaaa e ancora ah! 🙂 tu sei un grande…bel resoconto..talvolta noi si fa un blog nel blog e questo mi piace molto.

    nessuna nostalgia caro francescobis.

    avevo un appuntamento con la mia relatrice. E fondamentalmente da fisciano sono sempre fujuta: ora perchè dovevo andare dal fidanzato (passato remoto), ora perchè dovevo fare l’Erasmus (passato prossimo) ma sono anche sempre tornata. C’ho ancora il cordone ombelicale con la mia cattedra e con le mie prof. E che devo fà.

  3. anonimo

    Non mi sono mai piaciuti i posti pieni di gente che tenta di fare la stessa cosa. Non lo so, quando entro in facoltà (giusto per fare l’esame e scappare di corsa) mi viene il mal di stomaco, e ci sono bagni schifosissimi.

    Se non mi sono ancora laureato è in parte colpa degli altri (ihihihihih mi piace pensarlo).

    In questi luoghi vedo gente che tratta la cultura come un mattone, una cosa da imparare e poi mettere da una parte.

    Se davvero riuscissimo ad usare la cultura come un martello (oppure un piccone, che ne so) sarebbe davvero tutto diverso.

    M’

  4. anonimo

    fisciano… qll rare volte che ci sono ritornata, ho sempre provato un senso di familiarità misto al fuori luogo.

    il caso + eclatante, una esperienza “differita”: prima d partire erasmus dal bar si sentiva sempre la stessa canzone e quando sono tornata, 6 mesi dopo, si sentiva sempre la stessa.

    a quante cose mi ha fatto pensare…

    ross

  5. merincontraria

    @M. Pensare alla cultura come un martello e come un piccone mi risulta davvero difficile…Mi fa venire in mente le picconate di Cossiga!

    @ross. e cavoli, sono pur sempre i migliori anni della nostra vita…(non la penso davvero così ma ultimamente ho la fissazione delle citazioni 😉

  6. anonimo

    i migliori anni della nosta vita… già!

    se non in assoluto, in senso relativo…

    eppoi sono quelli del ns incontro… 😛

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