Vicoe

Weekend di ordinaria follia

E sentire il profumo del pino sul selciato bagnato, il freddo umido senza termosifone, il mare d’inverno, un vero angolo cottura.
E stare accoccolati nel letto e risate a squarciagola, caffè su caffè dai capelli bianchi, chiacchiere nel treno, battute superflue di donne legnose che Almodovar dovrebbe fare un casting al più presto.
E il vacuum sostenibile, Internet free, chi viene e chi va, vicini di casa, vociare dormiente.
E riflessioni do o’ scan, che non è skunk, l’aria condizionata d’inverno, le marmellate di casa, il sanguinaccio con i pinoli.
E sfrecciare in una Marbella tra gli olivi, tra mare e montagna, un palco rococò, un australiano con l’armonica, una birra x 2, bevendo dallo stesso bicchiere.
Un libro d’avanguardia e silenzio sulla musica prog.
Un senso d’oppressione e uno di libertà.
Tuffarsi nell’orizzonte.
Incursioni di vita nuova e medley d’emozioni gastriche.E il passo felpato mentre il caffè sale, il neon di prima mattina mentre i figli dormono e il treno che inesorabilmente fa ciuf ciuf con un pacco di fagioli sottovuoto, Caronte per un nuovo girone, senza il profumo di casa, ma con 365 mutande di ricambio.

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