Gomorra Crisp

Uno, due tre, cento schiaffi prima di andare a dormire.

Bangt Bungt.

E stasera non ce la facevo a pigliarmeli.

Io ero andata a cinema solo per vedere Toni Servillo.

E invece la gente si mangia le patatine sulla tragedia e sull’arte.

Si mangiano le patatine sui sottotitoli al nostro dialetto.

Sui muccusi che guidano i camion.

Sulle scene dello smaltimento dei rifiuti inserite a posteriori.

Sugli amori che non hanno tempo di amarsi.

Sulle lampade che illuminano gli spari.

Sul gruppo animale e su quel senso di insicurezza che ti dà l’adrenalina.

E la voce rauca.

Pur’io ce l’ho per l’ansia di vivere.

Nessuno spiraglio per quelli di Gomorra.

Un cesto di mele in un campo di grano.

Roberto che si allontana.

Chissà Roberto vero,  Saviano, dove sta.

Vorrei dirgli: bravo robbè hai fatto una cosa epocale.

Ma gliel’ha già detto Enzo Biagi e basta e avanza.

Allora vorrei dire a Garrone: vai a girare un documentario su quella gente di merda dei tuoi spettatori che sul film per cui hai buttato il sangue, ride e si magna le Chipster.

16 comments

  1. merincontraria

    @francescobis: linko il tuo post così chi è interessato può leggerti

    http://interfaceworld.splinder.com/post/17158071/GOMORRA+E%27+UN+BRUTTO+FILM.A+ME

    In ogni caso, non sono d’accordo con il brutto film. Secondo me Garrone è bravo, fin dall’Imbalsamatore.

    Secondo me c’è molto di vero a parte l’esotismo.

    Sulla gomorrea, invece, come non darti ragione…

    Come si fa a ridere del fatto di essere sottotitolati?

    Come si fa a vedere un film semplicemente per “pariare” e “ammoccarsi” col fidanzato?

  2. anonimo

    sono andata a leggere il post di francescobis, dietro consiglio di alda.

    Che bello quando dici/e che l’arte dovrebbe innalzarci e un film darci spunti per sognare. una volta il cinema era la macchina dei sogni…

    Non ho visto il film e non posso dare la mia opinione, quindi.

    Però credo che sia innegabile la tendenza a mostrare sempre un certo tipo di umanità napoletana, fatte di ragazze glitterate e fidanzati machi, tutti privi di qualunque sensibilità.

    ross

  3. LucaMarra

    Se pensi che, spesso, mentre il “tg”annuncia morte e distruzione, tu stai con una coscia di pollo in bocca a cenare 🙂 la situazione non cambia di molto. Scherzo, comunque amici mi hanno raccontato che, nella proiezione alla quale hanno assistito, alcuni ragazzi hanno cantato pure le canzoni neomelodiche…

  4. francescobis

    questopost è stato pubblicato interamente sul Corriere del mezzogiorno, te lo invio volevo lo leggessi.Scusa la lunghezza.Un bacio.

    Perché dico che il film GOMORRA non è un bel film, tenterò di spiegarlo, altrimenti sembrerebbe quasi una dichiarazione per puro spirito di contraddizione e tenterò di dire anche perché del suo successo: Intanto GOMORRA non è un bel film perché rappresenta un universo orrendo, quello della camorra e del malaffare. Vorrei partire da Aristotele, che relativamente alle cose dell’arte, fa una premessa che a me sembra fondamentale, in un tempo come il nostro che ha perso ogni riferimento immaginativo rispetto al fare arte. Ho sentito da più parti dire che questo film è un film realistico:ovvero che racconta le cose così come stanno e proprio per questo in tanti lo trovano bello.Va da sé che uno pensa che è bello solo ciò che è realistico: una deformazione percettiva che finisce con l’escludere tutto quello che invece è altro dalla realtà, un segno inquietante della nostra deriva verso società autoritarie, se vogliamo dar credito – e io gliene do – a Ernest Cassirer della Filosofia delle forme simboliche. Allora bisogna cominciare col dire che questo è un modo non corretto di avvicinarsi a qualsiasi opera d’arte, sia essa cinema, arte figurativa, musica ecc. Se così fosse, noi dovremmo dire che è bella solo quell’arte che imita la realtà e qui, cito Aristotele: “Da ciò che si è detto è chiaro che il compito dell’arte non è di dire le cose avvenute o che avvengono, ma quali possono avvenire, cioè quelle possibili […] perché esiste una differenza tra lo storico e colui che produce arte: l’uno dice le cose avvenute, l’altro quali possono avvenire”.Il film ha sequenze e piani narrativi, quasi documentaristici, sembrerebbe un film neorealista e forse lo è, ma che senso ha il neorealismo oggi, quando c’è già stato un documentario di denuncia sociale su argomenti simili che si chiama Biutiful Cauntri e quando trasmissioni televisive come Report ci hanno mostrato i termini inquietanti di questa realtà, ma non come racconto filmico? Il mio punto di vista è che se Matteo Garrone facesse lo storico e non il regista come invece è, per ritornare ad Aristotele, con l’operazione che ha fatto finirebbe col tradire pure l’oggettività storica, perché i personaggi romanzati, finiscono col diventare drammaticamente epici suscitando nello spettatore anche una pietas: penso ai due balordi ( sembravano presi da un film di Pasolini) che vogliono imitare Scarface e si mettono contro il clan dei Casalesi, ma anche al ragazzino piccolo che alla fine per non tradire la banda fa uccidere Maria.Tutto il film più che sembrare una denuncia sociale, sembra un épos del male:i personaggi finiscono col sembrare eroi tragici e manca il momento neorealista, laddove il neorealismo in un momento storico in cui non esisteva un giornalismo d’inchiesta, aveva un compito ben preciso. I giornali francesi lo osannano, forse proprio per questo, anche se io credo che ormai così come viene rappresentata Napoli è diventata un esotismo, e questo è il motivo che non me lo fa piacere ed è lo stesso per cui non mi è piaciuto il libro. Oggi che il conformismo culturale è dilagante fa sembrare un film del genere come un film di denuncia sociale, ma in realtà non lo è, anzi questo film è quasi un film apologetico, ed è tutta l’operazione che è discutibile. Incuriosito dal polverone che si è formato intorno al best seller, e non amando quel genere di lettura, ho deciso di vedere il film. Da napoletano a volte ho stentato a capire cosa dicessero gli attori del film (che, per dare un tocco di credibilità in più sono stati selezionati dalla zona in questione, o da quelle limitrofe. Si voleva forse imitare Visconti in “La Terra Trema”? Encomiabile certo ma quel film aveva un senso allora!), certe volte sono ricorso ai sottotitoli pure io. Tutto il film è una semplice messa in scena documentata della zona più orrenda di Napoli, ma ormai lo sanno tutti che c’è la camorra. Questo film a mio avviso ne finisce col fare l’apologia soprattutto per come si chiude, mentre troppo didascaliche appaiono essere le scritte finali che scorrono col sottofondo musicale dei Massive Attak, e che nessuno legge. E la creatività di immaginare qualcosa di possibile o semplicemente diverso da tutto questo come insegnava il buon Aristotele? Questo film piace agli stranieri proprio perché ricolloca tutta Napoli in un altro cliché, quello di città della malavita e delle emozioni forti. Se questo è cinema, non è il cinema che preferisco, ma soprattutto mi allarma il conformismo culturale, anche da parte dei critici, che evidentemente non sanno più leggere un’opera d’arte .

  5. anonimo

    francescobis: sono completamente d’accordo, la cosa più spaventosa di tutto questo è il conformismo e il cliché, di cui non abbiamo proprio bisogno.

  6. anonimo

    ampliando il discorso, mi viene da pensare alla generazione dei trentenni (anno più, anno meno). La difficoltà di costruirci un avvenire è aggravata da conformismi e clichè vari. e il cinema propone stereotipi alla Cenerentola, dove la salvezza è il matrimonio ricco; oppure lo stereotipo del 30enne pubblicitario di successo, oppure quello del 30enne peter pan. Oltre, il deserto

    probabilemente sono stata confusa, chiedo venia

    ross

  7. merincontraria

    @francescobis: il tuo articolo mi è piaciuto e pure le tue argomentazioni. E’ come se la pensassimo allo stesso modo con la sola differenza che io trovo le operazioni di Saviano e di Garrone molto positive perchè è necessario accendere cmq i riflettori…Napoli non è solo Piazza dei Martiri e la Costiera Sorrentina dove abbiamo la fortuna di vivere ma è anche quest’estetica del brutto e questo brutto esotismo che è stato raccontato.

    @everybody: sono commossa quando venite a commentare una seconda volta, quando lasciate il vostro commento, quando si fa effetto risonanza tra me wlemetafore e francescobis come in questo caso. L’obiettivo di questo post era dare spunto ad un piccolo forum, anche se le parola che ho scritto non sono che sensazioni, tra l’altro un pò criptiche.

  8. merincontraria

    @utente anonimo: su you tube c’è la pubblicità di sorrento…il gelato che si scioglie…il dipinto che cola…che significa?

    Mi sono incuriosita.

  9. anonimo

    è la pubblicità che gira in tv e che serve a vendere la penisola-oasi felice-paradiso terrestre…perchè in penisola non ci sono problemi. (vero?)

  10. anonimo

    si vabbuò, Saviano ha fatto un grande libro. Certo, ha detto pure tante stronzate, ma non compete certo a lui stabilire quali sono le vere ragioni che hanno portato a tutto questo. Certo L’Espresso ci ha rotto pure i maroni con le foto di Saviano in prima pagina che “ora ci racconta” come funziona la vita in questa terra. Quasi ci fosse solo lui a sapere che la camorra controlla tutto. Sta di fatto che Garrone ha fatto un film ancora più bello del libro, perché non si è preso il lusso di parlare di cose che non conosce (e forse nessuno può conoscere). Ma l’ha fatto talmente bene che al cinema, un gruppo di ragazze quando ha visto quei bei camorristi nel centro abbronzante hanno iniziato ad eccitarsi: quann sò bell! Peccato che glieli hanno ammazzati subito, avrebbero trovato i loro eroi…

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