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Il retaggio ercolanese
Niente parole oggi. Nessun post filosofale. C’è spazio per una sola certezza. Nessuno può mettere Baby nell’angolo. Come ho fatto a non capirlo prima. Se si ascolta, lo si fa solo per poi raccontare. E mentre si ascolta ci si paragona al nostro interlocutore. Il dialogo perde consistenza, i nostri occhi guardano gli occhi, ma i pensieri sono altrove, dietro la sua schiena, dentro se stessi, i nostri pensieri. Se c’è una cosa che ci manda in bestia è che il nostro ego si sgonfi come si sgonfiano i palloncini ad elio. Spesso non dipende nè da noi, nè dagli altri. Dipende dall’affanno. L’ego sazio, tronfio di cultura, di letture, di tv, delle colonne sonore di cui infarciamo le nostre esistenze come sacker tort, scoppia, non ce la fa più, prende un ictus diabetico. Quando scoppia basta non darlo a vedere. Allora ci mettiamo gli occhiali da sole, il fondotinta e proteggiamo le ferite narcisistiche dai raggi del sole aspettando che si formi la crosticina. E invece basterebbe solo soffrire all’aria aperta. E se la tristezza diventasse di moda e sfilasse sulle passerelle, allora faremmo a gara per entrare nella nicchia della felicità. Alda F.
Merincontraria
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Posted in Insalata mista
Turpi epifanie
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egoadelio