1,2,3…stella!

Bastano poche ore per capire cosa odi.
Uno due tre, stella.
Odio le maestre.
Le maestre napoletane che prendono la circumvesuviana si aggiudicano l’oscar di superfrustrate.
Crocerossine, ditalcattoliche, oltremodo afone, urlano i loro successi al vagone tra una risata sguaiata e un luogo comune. Perché i ragazzi di oggi non sanno più giocare, sono viziati, le bambine sono lolite anoressiche e tutti i casi umani che hanno salvato e le imprese eroiche che hanno fatto (blow job al preside?). E basta. Basta con quei boccoli alle punte e quegli occhiali con gli swarovski. Basta.
Non mi fanno pena neppure quelle che piangono al latinorum perché le figlie vogliono più bene alla cameriera. Vi odio.
Uno due tre, stella.
Odio le commesse.
Ora anche Breshka ha i commessi come Louis Vitton. Tight nero, camicia bianca, abbronzati e palestrati con quei tipici sorrisi che trasudano sdegno.
Odio le commesse che dicono è favoloso, è fatto apposta per te, è il tuo colore, ora ti devi fermare.
Odio le commesse che dicono prego appena introduci l’alluce nel negozio. Quelle che ti si attaccano dietro come sanguisughe. I commessi di paese che spiano da dietro la tenda. I commessi di città che ti fanno fare la sfilata davanti allo specchio grande. I commessi gay che non fai neanche in tempo a vederla che hanno già piegato la magliettina.
Poi quando non compri fanno la faccia da chihuahua repressi.
Sei brutta, sei brutta, abbaiano i loro occhietti maligni da dietro al bancone mentre tu esci in punta di mignoli rimpiangendo la deregulation dei megastore. Sei brutta, sei indecisa, che cazzo mi hai fatto perdere tempo se ci dovevi pensare. Si, perchè ci devo pensare è l’unica cosa che ti viene da dire.
Uno due tre, stella.
Bastano poche ore per capire cosa ami.
Io e mia madre a nasconderci dietro la panchina e a ridere come due bambine. Per non farci vedere. Per non farci sentire…
Stella!

10 comments

  1. anonimo

    Parole sante!…le migliori commesse sono quelle delle grandi città,che non ti cacano proprio e se chiedi loro qualcosa nel tuo inglese da cavernicolo,ti guardano impietrite pensando”la solita italiana che non conosce le lingue!” 😉 paola

  2. anonimo

    Tra i motivi per il quale non viaggio più in vesuviana, ma arrivo fino a Torre Annunziata Centrale con la macchina e poi mi prendo lo stato c’è quello che stavo cominciando a nutrire istinti omicidi verso le maestre elementari che ogni mattina erano sedute davanti a me. Due quelle che avrei fatto fuori subito :una che sembrava paperina:labbra a canotto,ossigenatissima, capelli in piega occhiali con le punte all ‘insù da gattina,con strass sulle stanghette nere e catenella con cristalli di plastica rosso rubino tutto finto Chanel, completo pantaloni sempre, borsa finta Chanel e busta di plastica Furla con rotoli e chissà cos’altro dentro.Parlava, sempre con un tono di voce stridente e la zeppola, sempre dei successi dei propri figli e del marito e sempre malissimo delle colleghe e dei bambini che erano sempre maleducati come i loro genitori. L’altra più defilata e più anziana, con quattro cinque anelli per dita con pietre molto vistose, ruminava costantemente gomma da masticare, d’inverno portava pure il cappellino sulle 23, mantelline scozzesi, con un’espressione sul viso della serie :ha mangiato culi di cetruli amari . Anche per questa, i colleghi erano la feccia dell’umanità, mentre lei era sempre quella che faceva tutto bene:per lei i bambini erano come i cagnolini:andavano ammaestrati (parole sue) le altre due, molto più brutte e sciatte del tipo; capelli unti, buste di plastica, avevano in comune con le amiche solo il tono stridente di voce. Una mattina, all’acme della mia insofferenza, ma anche di quella di tutto il vagone, le guardai con odio e le urlai in faccia tutto il mio disprezzo: dissi che erano delle povere mentecatte, che se i bambini di oggi sono quello che sono era perchè avevano maestre come loro, che se fossi stato un genitore di quei bambini le avrei denunciate, ma soprattutto che quando salivano sul treno erano pregate di stare zitte e di infilarsi la lingua in quel posto perchè al mattino ognuno doveva affrontare la giornata e non poteva certo farlo sentendo il loro blaterare. pensai di avere esagerato. Loro mi guardarono come a dire: ma ch’ vvuò? Quella che ruminava disse:” se vi diamo fastidio cambiate carrozza”. Io stavo veramente per buttargli la mia cartella in faccia, ma improvvisamente tutto il vagone mi fece un applauso e tutti a dire:povere criature, povere criature.

    Il giorno dopo ero sulle ferrovie dello stato. Ma da come leggo, loro stanno ancora lì.

    Franco Cuomo

    http://groundzero.blog.kataweb.it

  3. anonimo

    le maestre della vesuviana non le ho mai sperimentate, ma sentivo i dialoghi delle maestre di paesello finto cultural-avanzato-città-metropolitana che, al supermercato o fuori scuola, al sicuro da orecchi indiscreti (?) spettegolavano sulle mamme. Dei colori dei capelli, del trucco, del comportamento, dei ritardi. E le mamme di altre mamme, con altre mamme ancora. E l’incubo della mamma-piovra: ben oltre la protettiva mamma chioccia, la mamma piovra stritolava chiunque avesse osato opporsi all’integrazione del figlio/a in classe; chiunque non avesse permesso al figlio/a di diventare il cocco della maestra, chiunque avesse in qualche modo urtato la sensibilità della sua creatura.

    Forse ho il terrore delle mamma perchè la mia era la maestrina dalla penna rossa (x fortuna, la mia è ancora viva e ogni tanto l’incontro ancora x strda, invecchiata, smagrita ma sempre con quel sorriso rassicurante e il suo solito motto)!

    ross

  4. anonimo

    Ma dai!!! Ammettiamolo… siamo tutti ansiosi ad aspettare quel chiacchiericcio agognato e irritante al contempo, ma che ci permette di arrivare alla nostra fermata col sorriso sulle labbra: che sollievo pensare che, in fondo, c’è chi è più “inguaiata” di noi!!!!! Il problema vero della vesuviana è un altro: quando, talmente che sei votato all’asocialità, non hai voglia di vedere nemmeno george clooney nudo su una torta al cioccolato e sei costretto invece a inerpicarti in discussioni che abbiano un minimo di interesse con qualcuno di cui magari non ricordi nemmeno il nome e che malcapitatamente hai incontrato proprio nel tuo scompartimento.!!!!.. anf .. anf… anf… (debito d’ossigeno)… L’ideale? .. ritrovare una vecchia amica e/o conoscente e/o parte integrante di un momento intenso della tua vita e dire “Ho il mal di testa, sono indisposta, ho i capelli ‘nzugnati e un’afta in bocca.. mica dobbiamo far finta di essere felici di esserci incontrate???” e lei risponde “Affatto.. perchè sono nella stessa identica situazione” e ti mostra i capelli unti, l’afta in mocca, gli occhi lucidi e per fortuna (a volte torna utile anche quel bel senso del pudore) evita di mostrare l’assorbente!!!…

  5. JaneGallagher

    aaaaaa!

    ma questo blog è invaso di anonimi logorroici! :O

    e comunque a morte le commesse, a morte a morte a morte. Io ADORO essere ignorata nei grandi magazzini.

    Zara al Vomero è ancora un’oasi di pace, in questo senso. 🙂

  6. anonimo

    Sottoscrivo. E mi permetto di aggiungere. Odio le commesse della Padania, quelle stronze che lavorano comode comode dalle 16,00 alle 19,30, quelle che entri alle 19,15 e ti gelano con un “stiamo chiudendo” appena metti piede nella loro bùtic, quelle che prendi al volo un giubbino e un pantalone per la modica cifra di 100 baiocchi mentre loro già abbassano la saracinesca con te ancora nel camerino, quelle che vuoi pagare con la carta “ma hanno già chiuso il terminale”, quelle che racimoli i contanti frugando anche in tasche che avevi dimenticato di avere, ti mancano 2 euri dico 2 e ti dicono “il bancomat è qui vicino se vuole la aspetto”. Parola di Mr.Brown. Provare per credere.

  7. johnson79

    d’accordo su tutta la linea…

    a milano sui mezzi pubblici non si sente parlare quasi mai e, di prima mattina, è troppo una santa cosa…

  8. anonimo

    forse si sente solo a Napoli sui tram, ma la vecchietta che snocciola i suoi problemi familiari e di salute con il malcapitato di turno?

    Qualche volta sembra che parlano da sole, tanto per sfogarsi.Altre volte la trappana di turno risponde e replica coi suoi guai!

    ross

    @ Alda F. che facciamo quest’estate?! 😛

  9. merincontraria

    @ Paola, Mr Brown, Cronache da Agartha e gli altri utenti anonimi: vedo che siete stati punti sul vivo… Sono sempre troppo contenta quando da un post del caz si crea un forum!Grazie grazie…io non penso siate logorroici, anzi!

    @Ross: Ormai tu sperimenti le commesse della Padania…Hai una casa tua e uno stipendiuccio che ti permette l’amarcord in Scandinavia…Io devo sopravvivere nella giungla napoletana e mi concederò una ricarica non troppo costosa…sarebbe stato figo ma per me non è ancora tempo di revival helsinkiano!:(

    @Jane: E Zara fu. Però non è il mio stile…Perchè non ci apriamo H&M a napoli?Mi sa che faccio prima ad organizzarmi una spedizione a Roma3…

    @Johnson: A me Milano mette ansia. Immagino solo la sensazione di sentirmi la chiattoncella del sul naviglio. Tutt’intorno fotomodelle depilate. Però se non parlano nel bus, potrei rivalutare.;)

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