Song' Je
Oggi mi piaccio. Che se fa caldo mi sfilo il giubbotto e se fa freddo me lo rinfilo. Oggi mi godo una coperta di pile e il rotolino che esce in palestra. Il tempo cambia, le nuvole vogliono piovere afforza, ma non mi irrito. Ma proprio non mi irrito e dico quello che voglio dire e faccio quello che voglio fare e sposto lo step perché se no quella dietro non vede. Sono gentile, sono garbata e io di solito non lo sono. Mi piace dire esulare e mentre lo dico stranamente non mi sento pesante. E niente. Non mi sforzo di vedere la mia direzione. Non vedo niente. Ma proprio i confini della mia vita non ci stanno. Neanche a matita. Neanche in controluce. Cancellati da una gomma. Niente. Però oggi non mi preoccupo. Perché fondamentalmente una vita a pastelli e acquerelli non mi interessa. Eppure quando mi piaccio come oggi mi piaccio a tinte forti con lo smalto fucsia e una spilla a forma di fiore e due bollicine in faccia. E prima o poi andrò a Tokyo. Fosse anche col salvadanaio di dueuro. E mentre l’ oracolo prevede schiaffi e l’oroscopo mi dà un 9 in salute non ho paura della solitudine. Mastico la testa del gambero con la salsa di soia. Ma non perchè voglio fare l’originale a tutti i costi come dice mio padre. Io non sono Marina Rei che quando canta Song je in napoletano è fantastica e va a Sanremo a piedi scalzi.
Addò stanno ‘e parole ca’ ce fanno sunnà?
Addò stanno ‘e parole ca’ me fanno addiventà chello ca songo già?
Ma mi piaccio lo stesso.
Song’je…song’je, nun tengo ‘a paura ‘e restà
Pecchè tengo troppo ‘che ffà…
Spring
Fisciano 2/bis
Due anni fa a quest’ora Merin si sfilava il suo primo tailleur per incellofanarsi in un vestito di Pinko ovviamente comprato in stock e festeggiare la sua laurea in un posto cafonissimo ma ripulito con amici e parenti. Cento. Come la ruota di Iva Zanicchi.
Post Pasqua
Sottotitolo – Il folletto delle feste
Il folletto delle feste è colui/colei che ama la festa perché la festa è dentro di lui. Il folletto delle feste riesce a coinvolgere nello spirito della festa le persone come Merincontraria che a Pasqua e Natale si svegliano sempre incazzate perché dai giorni precedenti e post_cedenti alla festa vorrebbero chissà che cosa. Il folletto delle feste è la mia amica bambina prodigio che i giorni di festa si veste come le bambole e sorride e saluta tutti felice e mi guarda con gli occhi grandi quando dico che il venerdì santo mi sono sognata nel vomito a pezzettoni Valfrutta. Il folletto delle feste è la pioggia di Marzo, il casatiello di zucchero, la gara delle pastiere, gli abbracci delle cugine eddai Merin’ e ddammi na buona notizia, la confusione di dentro, chi viene e chi va, l’eterno ritorno, l’uovo di cioccolata fondente, i vicini di casa, la forma del Sud, gli appiccichi dei genitori, le processioni, il mare d’inverno, i voltabandiera, gli equilibri degli altri, le casa degli altri, la pasquetta sudata, i che stai facendo, l’asfalto bagnato, i capelli di fumo, la gente di piazza che io guardo lontano. Il folletto delle feste è la magia di stare davanti al camino col vermouth in mano come se Pasqua fosse Natale e la primavera inverno.
FAzione
Funeral party
Fitness appeal

Ciaofranco ciao

Regina del Bluff
E hai voglia di incoronarti reginetta del bluff, ma m’è costato.
Eccome se m’è costato. Il colloquio Ryan Air mi ha fatto sentire come quando a sedicianni per cinquanteuro ho fatto la rappresentante di lista per forza Italia. Come quando dopo quattranni di no global mi sono fatta il Menù Big nel Mc Donald di San Pietroburgo. Come la ceretta quando hai il ciclo e fa freddo e la spatola (n.b non il rullo!) ti scuoia la pelle. Insomma s’è capito. Nei trenta minuti di tram sulla Prenestina mi scorreva davanti il fotogramma della vita di Merincontraria, sezione re-find a job . Merin, rampante corrispondente del giornaletto locale, Meringiornalista, Merin iettata in tutti i teatri della Regione Campania con il block notes, Merin in una fredda stanzetta di Soccavo a fare la velina della formazione, Merin masterina, Merin storyliner, Merin dei cartoni animati che vuole sdoganare a tutti i costi South Park, Merin double stage alle mandorle, Merin nei treni. Salerno. Napoli. Napoli. Salerno. Quanti treni. Mamma mia.
Che a confronto la canzone dei Gemelli diversi Mary è andata via l’hanno vista piangere correva nel buio di una ferrovia è una campagna mal riuscita del Ministero delle Politiche sociali.
Ottime doti di trasformista, anyway. Zippo il mio inglese e dico che mi possono anche mandare nella base di Stoccolma in mezzo alle conifere e alle renne. Tanto se i contenuti saranno lontani dalla mia vita, meglio ibernare le frustrazioni a meno diciotto. E meglio la Scandinavia che il porto con le ali di Pisa. Fare uno chignon perfetto con i capelli ricci sarà il mio stimolo quotidiano. Content manager? What’s that? Mi chiede l’intervistatrice gallese ex hostess finita al recruitment almodovarianamente: sull’orlo di una crisi di nervi. Se glielo spiego finisce il bluff e allora tergi-verso, versandomi ad alta quota in un sorriso da hostess.