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Merincontraria.it

Niente lacrime. Ma lo dico a me, non a voi che mi avete seguita e stimolata spot o nel lungo periodo di questo blog. Ma io trasloco. Trasloco su www.merincontraria.it per volere della mia mentoressa drinkpop, che è lei che mi ha creato, lei che mi ha voluto su splinder, lei che a Natale mi ha regalato una piattaforma wordpress- perchè vuoi mettere come è più bello un biglietto da visita con merincontraria.it?- lei che me la metterà a posto perchè io con i template sono negata.

Mamma: che cosa ti ha regalato Camilla a Natale?
Merin: un sito.
Mamma: un sito?
Merin: già.
Mamma: e che ci fai tu con un sito?
Merin: un blog, mamma io ho un blog, da tre anni.
Mamma ( strabuzzando gli occhi): Camilla è proprio una ragazza intelligente.

D’altronde sto solo cambiando casa e ci metteremo un pochino ad abituarci all’odore di intonaco e agli scatoloni sul pavimento.
Ma la chaise longue muccata la porto con me, così ogni volta che vorrete un nuovo patè d’animo, saprete dove accomodarvi. Grazie!

www.merincontraria.it

 


www mi piaci tu

www mi piaci tu. www. www.
E non sei neanche tanto bello.
Mi parevi meglio.
Con la tua t attaccata al palato.
E hai anche i riccioli intorno all’ombelico.
E sono sicura che ce l’hai corto e grasso.
Però quando distrattamente mi sfiori il gomito si sconfinfera la dopamina.
Hai le zanne a posto dei denti.
Se fossi stato un animale saresti stato un castoro.
Te lo dico perché non esisti. Già non esisti più.
Perché ti sto scrivendo.
Non scrivo a te. Scrivo di te.
Perché ci dormo su. Su di te, sul gomito, su.
Su. Succedono tante cose e io non né ho idea.
Però sappi che quel giorno lì io c’ero.
Toc Toc, tu non mi sentivi?
Dell’uomo hai l’odore e la stretta di mano.
Poi occhi tristi e colline e praterie dove corrono dolcissime le mie malinconie.
E le tue?
Chi sa. I colori non li vuoi più.
E tirittitì.
Non sai che ti perdi. Le mie visioni.
Vibrazioni nell’etere.
Perché lo ammetto, mi fai sesso.
Per amarti non ho tempo.
Devo struccarmi.
 
Dedicato a Ombretta.
 
 

telec 'Omm

Se le aziende di telecomunicazione sono lo specchio di un paese, allora gli uomini italiani:o se scazzano o ce provano.
Questa teoria scaturisce da un’indagine condotta su due operatori di call center osservati nell’approccio alla cliente donna (io)  a distanza di qualche minuto. I fatti.
Telefono al servizio assistenza di Telecom Italia per sapere come mai i miei computer hanno le mestruazioni lo stesso giorno e non si connettono. Entrambi.
Digito i soliti settantuno codici, ascolto il jingle scassacranio, resto in attesa dieci minuti in compagnia della voce femminile che ha registrato a botta di anfetamine e antidepressivi. Che culo.  
Mi comporto da cliente ideale immolandomi al rituale identificativo che ha come unico obiettivo far guadagnare tempo all’imbecille che scava nel database in cerca di un problema simile al tuo. Attacco la mia pippa: mi chiamo Alda F., ho l’abbonamento flat, no non è intestato a me, si i modem li ho presi alla Telecom, si si  sono attaccati bene, eccetera, bla.
 
Operatore 1: annoiato, sbadiglia mentre parlo, a tratti si spegne mentre lo immagino con le dita nel naso a fare il solitario di carte francesi. Non mi ascolta e non fa che ripetermi attenda un secondo, facendo finta di battere sui tasti. Responso: i modem sono taroccati, per questo non funzionano. Reazione della donna rifiutata. Gli dico che lui lì viene pagato, che me ne sbatto che è domenica e lui ha mangiato pesante, che io il pc lo uso per lavoro e mi serve subito e che preferisco essere trattata come una ritardata a cui spiegare l’abc delle periferiche di connessione e delle usb anziché farmi sentire un peso sociale nonché discriminata perché sono di Napoli. Nessuna risposta. Allora io: Davide  avrai una bella nota negativa espressamente indirizzata al tuo team leader o supervisor o come cavolo si chiamano quelli sopra di te e la tua carriera da oggi è finita.
 
Operatore 2: squillante, divertito, parla in dizione, piacione. Mentre mi chiede le generalità e invia impulsi elettrici al mio modem ( fantascienza?!) ironizza sulla telefonata precedente di cui il collega lo ha già informato ( fantascienza?!). Vuole sapere se le lucine del modem che lui chiama con una parola inglese difficilissima sono rosse, verdi o gialle, se lampeggiano o sono ferme e mi sorridono. Nel bel mezzo del gioco del semaforo che mi stava divertendo così tanto mi chiede anche il numero di telefono, così, se ci dovessero essere eventuali comunicazioni dall’azienda, non si sa mai. Reazione della donna cacata: riaggancio. Dopo avergli ricordato che il numero ce l’ha già. Di casa.
Alda F.  
 

mattacchioni d' amore

Niente fatti personali era la premessa ( cfr. post benvenuto autogeno). Ma questo lo devo proprio scrivere.

E’ venerdì sera, piove. Esco da una vineria mezza alticcia e con trucco al secondo strato, riciclato dalla mattina. Col sennodipoi, l’unica cosa che avrebbe potuto attrarre un uomo era il mio cappello a righe che mi dà un’aria da pittrice francese decaduta. Comunque. Sulla porta mi sento chiamare. Alda, Alda. E’ un ragazzo. Carino. Molto carino. Simpatico. Mettendolo a fuoco con la sola lentina dell’occhio sinistro mi ricordo che ci ha già presentato un’amica nel passato remoto. Forse l’estate scorsa. Facendo un’eccezione alle regole d’oro della ragazza retrò, gli dò il mio numero incoraggiata dal suo portamento tra il metrosexual e il gay. Ma il ragazzo si rivela aggressivo fin dal saluto. Stretta di vita e di maniglia dell’amore a cui segue risoluto sms notturno. Non mi dispiace, anzi, mi addormento felice e contenta in attesa di una telefonata che secondo i miei calcoli sarebbe arrivata domenica. E domenica fu. Sembra una telefonata divertente, sono sul punto di pensare " ci esco, che me frega", che il ragazzo carino e simpatico si scopre motociclista sfegatato. E’ vabbè. Passiamo sul racconto di lui che galvanizza la sua ex alla moto fin quando lei dice " perchè non te ne compri una più potente". E vabbè. Passiamo su lui che mi dà lezioni su come trascorrere la domenica  a scorrazzare nei campi invece di stare davanti al pc. Passiamo sulla domanda " ma tu sei laureata". Ma quando, all’ennesima battuta lui si scompiscia dal ridere e dice:

" Sei proprio una MATTACCHIONA, una tipa PARIATIVA", bè qui proprio non passo. 

(divertirsi uguale pariare in napoletano. Pariativo.. lo interpreto come una sorta di gerundivo, ma si accettano suggerimenti)

Il resto è io che applico le regole d’oro della ragazza retrò non rispondendo agli sms e facendo squillare il telefono a vuoto. Ma al ragazzo bello e simpatico, spintosi oltre il messaggio " la vuoi finire di fare la tipa BIT" ( non era beat?!), che nella storia dei miei corteggiamenti segna il punto di non ritorno, almeno la notorietà di un post.

tvb xkè 6 fantastiko…io&te 3MSC, la tua mattacchiona.

Alda F.