Tagged: vita da precaria

Io e te 3 Mdp

Tu, uno su quindicimila.
Altro che tre metri sopra al cielo.
Quindicimila banchetti del Monte dei Paschi per cinquanta scienziati della com. Quindicimila speranze di un posto per quattro anni. La-vo-ro. Busta paga, tredicesima, occhiali da vista spesati perché se schiatti davanti a un computer per le agognate ottore mammazienda ti protegge. Ammèn. Con la giacchetta. Col punto luce che ti hanno regalato alla laurea o ai diciottanni. Con le unghie sempre curate e le cartelline plastificate in mano.
Quindicimila seggiole traballanti alla Mostra d’Oltremare. Femmine che sognano di andare ogni venerdì dal parrucchiere per trasformare i boccoli depressi in un frangettone piastrato. Maschi che indossano il vestito della comunione anche se non è un colloquio. Che si sono fatti la barba pure se hanno dato solo tre esami al nuovo ordinamento. E piove pure.
Con l’ombrello sottobraccio, attraverso una lunga distesa di ticcaioli, ballerini di Sant’Antonio, calabresi, calabroni e potentini claudicanti. File alle toilette, messaggini di in bocca al lupo, pizze e cornetti. Lo speaker senese mi ricorda col suo accento un simpatico prof. dell’università. La sua voce asettica mi trascina lontano.
Eccolo l’odore di LysoForm della banca, la scrivania in rovere con il mio portafotografie optical, i colleghi che mi portano il caffè.
Chiudi gli occhi, Merincontraria. Potresti essere tu.
Cerco di dimenticare derelitti, vrenzole e secchioni con gli alpha test sottobraccio. Respingo la loro negatività e i loro sogni che si accavallano al mio. Trentamila sogni tutti uguali divisi in due turni da quindicimila.
Magnatavell’ n’emozione guagliù. Il tempo scorre.
Per fortuna che quando la mia caveza rinviene dal foglio e dai cubi logici, ci sono wlemetafore, simonab e piccolasophie. Ridono. Ah Ah.
Rido. Felice di aver partecipato, triste per la morte di Baudrillard. Perché se oggi era l’altro ieri, che giorno sarà  dopodomani?  
Alda F.

Single party

Ogni fine settimana Merincontraria frequenta un corso di socializzazione da strada. Il titolo dell’ultimo modulo era: come cavarsela in una festa per single in cui sei capitato a tradimento. Numero di crediti:6.
Una festa per single è un raduno di egocentrati che combattono la depressione da weekend con la caccia istituzionalizzata dell’anima gemella.
Perchè il rituale funzioni sono necessari:
a)      un locale sperduto dell’ hinterland con bancone all’americana  
b)      musica latina intermezzata karaoke ( nella variante di k. cumulativo con abbraccio e foto di gruppo da caricare sul sito del locale)
I single si incontrano su una colonna sonora che un dee-bar coi boccoli d’oro ( primate nato dall’accoppiamento tra un dee- jay e una cantante di piano bar) pensa possa metterli a loro agio. Al ritmo di “Brasil” e “ A e i o u ipsilon” , una Pr col frangettone e una cravatta di finti swaroski, si lancia nelle presentazioni trascinando da un capo all’altro della sala i soggetti più timidi.
Sai, la sua ex ragazza, abitava nel tuo paese.
Lui sta scendendo da Firenze apposta per la festa.
Mi hanno dato la conferma in 100 per la serata.
Vi siete già incontrati?Hai visto com’è piccolo il mondo?
Queste e altre conversazioni standard sono interrotte dal single incallito che dispensa alle sue prede il cocktail dell’amore: vodka alla fragola e prosecco.
La pr incrocia le maestranze accompagnata da una valletta tuttofare delusa per l’impossibilità logistica di allestire una messaggeria con gli scatoloni che si trascina da inizio serata.
Intanto il single incallito tormenta le prede di cui sopra con facendo sparire i loro bracciali e fermagli e improvvisando altri giochi di prestigio.
Le regine della festa sono comunque la ragazza con capello frisè e la ragazza col collo di pelliccia imporpato di Tesori d’oriente alla mirra.
Sono loro che tessono le relazioni più fruttuose gustando un tortino al torrone mentre le prede che hanno sviluppato nel frattempo la fobia del single incallito si rifugiano sotto il bancone finendo nella lista nera della festa.
Col karaoke si raggiunge la vetta . Sulle note di “come saprei” e “fammi godere” i partecipanti superano con soli 15€ di mangiaebevi la loro depressione. Non solo possono limonare una ragazza col frisè ma hanno anche un gruppo di amici felici con cui dividere il microfono.
Il dee-bar boccoli d’oro si unisce al gruppo arruolando coriste incomprese per il prossimo disco prodotto da mammà e papà.
La festa finisce con le coppie ormai consolidate che si scambiano la fedina a ritmo di Pampa, repitelo, Pampa e  Tipitipitero.
Alda F.
 
 
 

vite parallele

Si dice “ ci vorrebbero due vite”…

Io due vite ce le ho. E non vanno d’accordo.

 

Vita A: è la vita del lunedì, martedì e giovedì (a volte). In questa vita mi sveglio relativamente tardi (7.30) e uso il collutorio. Riesco a truccarmi senza il fondotinta, arricchire il mio look monocromatico con gadget kitsch e finanche spazzolare i capelli a testa allingiù.

Nelle due ore che mi separano dall’ ingresso in Soccavolandia leggo La Repubblica, Lo scherzo di Kundera o tutti e due. Se ho dormito otto ore scambio anche due chiacchiere con il mio amico progressive ma non dò mai confidenza agli sconosciuti.

Il lungo viaggio che passa per circum, metro e cumana e il giornale sottobraccio mi fanno sentire donna in carriera in diritto di lamentarsi. I miei compagni di corso fanno finta di assecondarmi nella parte della Giovanna d’Arco dei pendolari. In questa vita sono un aspirante addetto stampa dello spettacolo specializzata nel settore teatro. Sono circondata da musicisti, attori, filosofi, giornalisti. I posti sono fissi come in classe al liceo e puoi chiamare il tuo prof Igor, Annamaria, Alfredo. Si pranza tutti insieme con i termos e i panini avvolti nella carta stagnola circondati da pc sintonizzati su Youtube. Si torna a casa alle diciotto con l’autostima della prima della classe. Professionale e sociale. E’ la vita che preferisco.

 

Vita B: è la vita del mercoledì, venerdì e giovedì (a volte). In questa vita mi sveglio che è ancora notte, ho freddo e sono di pessimo umore già dalla sera prima in cui mi chiudo in casa a fare la molla di mutanda. A stento mi lavo faccia e denti, ascelle e bidet quando capita. Riciclo i panni del giorno prima o faccio abbinamenti casual, cioè casuali. I capelli depressi in boccoli uniformi alla Shirley Temple sono una costante di questa vita. Alle 7.31 sono in stazione, ultimo vagone, con gli occhiali da sole e l’i- pod che pompa le canzoni di Mina. Ogni 15 minuti, scambio una parola con wlemetafore, se proprio non  siamo riuscite a evitarci.

Arrivo al master dopo aver attraversato il mercato del pesce e graffiato gli stivali nuovi sui sampietrini del centro storico, con il classico motorino che finisce nella pozzanghera e ti schizza quando tu avresti preferito essere investita direttamente. Per i miei colleghi sono una diversa perché non conosco Wim Wenders, David Lynch e non so quanti peli Hitchcock aveva sulla palla sinistra. In questa vita sono un aspirante addetto stampa che fa un master in scrittura per gli audiovisivi perché non si paga e vuole prendersi il titolo di masterizzata. Ma non faccio mai i compiti e i prof. non mi considerano perché non intervengo. A pranzo mangio una pizza con altri tre o quattro reietti come me o con quelli che mi vedono “esotica”. Torno a casa alle diciannove e quindici con l’autostima sotto le scarpe. Litigo con mia madre e guardando i punti neri allo specchio penso che sono in attesa di una terza vita.

 

Alda F.

 

  

tribute

Merincontraria ha avuto il suo primo vero incubo. Un tale vestito di nero voleva soffocarla con un cuscino. Lei ha aperto gli occhi, ma aveva il fiatone e vedeva sogliole viola e triglie pelose. E si era addormentata  da solo mezz’ora e non era come sognare di cadere dalla bicletta, no, aveva proprio sognato di morire e credeva di essere morta. Merincontraria aveva un barista di fiducia che per settanta cent faceva finta di farle dei caffè particolari, ma poi un giorno è andata al bar e il barista in divisa non c’era più. Anche se gli ingredienti erano sempre gli stessi, Merincontraria si divertiva con quei caffè che sembravan strani ma non lo erano. Merincontraria ha giurato di non indossare mai i pantaloni nei camperos e farsi la lampada in segno di protesta al totalitarismo estetico che sta trasformando la gente in mostri imbelletati, elfi ingelatinati, creature con bocche enormi per mangiaarti meeeglio. Merincontraria rivendica il diritto di poter trovare lavoro dopo otto mesi dalla laurea e non avere la sensazione di proferire eresia. Merincontraria è stanca di rispondere alla domanda che stai facendo perchè le verrebbe da rispondere: sai che quando una donna ha il ciclo lascia un puzzo similcipollafritta nel bagno? Merincontraria la deve smettere di fare botte alla macchina sotto il garage e deve cercare di prenderla più lontano da casa una bottarella, almeno per una questione di dignità personale. Merincontraria la deve smettere di fare la cinica dei suoi stivali perchè ci ha proprio rotto i maroni con il suo pessimismo spicciolo e la preferivo di più quando sognava e illudendosi, stringeva gli occhi tra le guance e rideva. 

Alda F.