Tagged: regole di sopravvivenza

Iron woman

Quando

 

tua nonna stira perfettamente i panni con le mani

un omaccione ti molla alle 22 di domenica “perché devo stirarmi le camice per domani”

i fumi della doccia non possono più niente contro il colletto di plissè stropicciato

 

allora

 

è il momento di possedere un Philips GC 9020 “l’unico ferro da stiro a caldaia con la funzione automatica di rimozione del calcare”.

 

Ovvio, passare a questa meraviglia della tecnologia da un ferro di quindici euro, che si surriscalda dopo 30 secondi, perde acqua dal contenitore se lo poggi in orizzontale e soprattutto, che ha sbiadito il comò antico della tua padrona di casa perché in verticale non resiste neanche il tempo di un messaggino, può provocare un trauma.

 

Io,per esempio, prima di passare all’uso di quest’oggetto che mi sembrava uscito dalla saga di Star Strek, ho avuto bisogno di un giorno di contemplazione.

 

Perché a voler essere onesti, il Philips con caldaia è un tantinello grosso e in una mansarda di 33 m va concepito più come elemento d’arredo postmoderno che come normale elettrodomestico. Quindi se siete single o abitate in monolocale, forse vi consiglierei più un GC3620, che con il suo cavo di 3 metri vi permetterà di stirare anche distesi sotto il letto.

 

Superato tuttavia lo shock del mostro sacro, il miracolo c’è.

 

Impugnatura ergonomica con effetto spugnetta che mettete sotto il mouse e vi tiene il polso alto. Vapore, le quantità le decidete davvero voi, sì vapore, quello che vi dà il senso delle camice inamidate di mammà (e senza usare nessun prodotto spray puzzolente!). Per chi come me stira su mini- asse Ikea e tavolo traballante, la svolta è il tappetino d’appoggio termoresistente che puoi spostare dove vuoi con tanto di ferro incandescente.

 

La casalinga Lidia dice che il benefit di questo ferro, comunque, è la pulizia automatica del calcare. Non l’ho ancora sperimentata, ma  se questo valore aggiunto mi farà risparmiare i 40 euro che ho dato per la pulizia del filtro della lavatrice ancora in garanzia, allora attiverò il processo Calc Clean manuale al termine di ogni stiraggio. Tanto il ferro fa tutto da solo!

 

Se volete stirare bene anche voi senza mai imparare a stirare allora guardate qui.

  

 

Who? Men

Aldilà della sindrome pre/post mestruale e delle mestruazioni stesse, essere donna è un lavoro a tempo pieno, come i supermarket no stop di New York e Tokyo.
Partendo dalla testa, bisogna monitorare costantemente:
la ricrescita delle sopracciglia
l’insorgenza dei punti neri nella zona T
l’inspessimento del baffo
l’insorgere delle rughette contorno occhi e labbra ( ma questo solo dopo i 26 nelle città ad alto tasso di smog)

Estendendo l’analisi al resto del corpo menzionerei la ricrescita dei peli intorno al capezzolo, all’ombelico, all’inguine, alla coscia, all’alluce.
Lo scrub per eliminare le cellule morte è facoltativo ma assolutamente non lo sono il check out dello stadio delle unghie mani e piedi per cui è doverosa almeno una passata di limetta e una spennellata di smalto trasparente ogni tre giorni.

E queste sono solo le mansioni di una ragazza che voglia definirsi acqua e sapone e che, in fatto di bellezza, non sarà mai sul pezzo, ritrovando nella sua enorme borsa di scartoffie il solo Labello a ciliegia che userà nell’emergenza anche come phard.

Le donne manager, ossia quelle che raggiungono le vette più alte di questo lavoro di cura di sè, aggiungono allo shampoo la piastra o il ferro, alle sopracciglia il tattoo, alle ciglia l’arricciamento, alla cera il massaggio agli oli essenziali, al dente il brillantino che è cosa buona e giusta, alle unghie le farfalline e tutti quei gadget aberranti della nail art.

Le donne manager di femminilità si alzano sempre un’ora prima anche se hanno fatto tardi, o riescono a truccarsi in metro, o hanno una Louis Vuitton con un beauty sempre all’altezza della situazione.

Se poi dall’estetica passiamo alla sostanza argomentando come una vera donna dovrebbe atteggiarsi nei confronti di un uomo, di un lavoro appagante, dell’aspettativa di avere un figlio, allora sarebbe meglio prenotare il primo volo per Casablanca o, per chi non può permettersi un cambio sesso, cominciare a fare pipì in verticale.

Il carrellino

Se una persona normale vuole fare la spesa, va al supermercato, oltrepassa la porta scorrevole, prende il carrello (il cestello sarà sempre troppo piccolo) e fa la spesa.

Se una persona densa e sovrastrutturata, come di recente è stata definita Merincontraria, vuole fare la spesa, Marte deve entrare in Venere con l’aiuto di Saturno. Ovvero:

 

  1. Il frigo deve essere vuotissimo e la spesa grande.
  2. La spesa grande esige una raccolta minuziosa di tutti gli opuscoli con le offerte di tutti i supermercati della zona passati a setaccio nel momento wc.
  3. La spesa grande esige un carrellino, come quello delle vecchie, che deve essere anche fashion, perché è meglio sembrare una border che una vecchia. 

E qui casca l’asino. Scartata l’ipotesi del carrellino del negozio di design a 59euri, resta Ikea con una buona soluzione fiorata a 15.

Detto fatto. Programma post lavoro: ACQUISTO CARRELLINO+SPESA CON CARRELLINO.

Merincontraria entra, sceglie carrellino versione rosa, afferra un ombrello gigantosfigato Ikea, passa per il mercatone Ikea ad occhi chiusi e, magia di Herry Potter, si avvia alle casse a velocità record.

MA.

Dopo aver pagato, Merin si accorge che la sua busta perde pezzi. Aiuto. Scatta l’imprevisto: operazione cambio carrellino. Immaginate la scena: Mercatone Ikea in rewind, angolo Ikea Family, carrellino nero, maledizione, la versione fiori rosa esuberante è già sold out. Arimercatone (nausea), ostenta scontrino alla cassa, arrivederci.

Tutta l’operazione pre-spesa+imprevisto richiede circa 60 minuti.

E della spesa restò solo una confezione di polpettine Ikea 1.99€ da far decongelare durante il viaggio di ritorno.

 

E il carrellino, ovviamente.

Long Island Iced Tea

Al mio paese un Long island non è un cocktail imbevibile che ti fa ubriacare assai ma una folle circumnavigazione delle isole del Golfo di Napoli, un rave tra le onde Iced Tea.

In un Long island Tour non esiste un abbigliamento consono, ma il bagaglio deve essere attrezzato con la mutanda pulita per il tuffo cufaniello dalle stalagmiti della Grotta meravigliosa a Capri e un costume per il bagno notturno nella piscina riscaldata dell’ hotel a sorpresa di Ischia .

In un Long island Trip si dorme massimo 50 min. di fila in un letto vero e non più di due ore a notte in preda ad ansie del giorno dopo, eiaculazioni Rem e corse in taxi finalizzate a respirare il caldosmog  della nave delle 2.30, tratto Ischia-Pozzuoli, accartocciati su un divanetto 20X30 insieme agli autisti arrapati dei camion della munnezza.

Senza un mago per davvero, 1 colazione di lusso, 32154 merende, 4 risate, 1 intestino di ferro, 2 cene stile fotografo del matrimonio, un libro di Mauro Corona sugli alberi da leggere assolo in un anfratto vestita dalla Dea Minerva che fa svolazzare il tulle mentre le barche dal mare gridano “nuda, nuda!”, il Long island Tour sarebbe davvero insostenibile.

Poi però ci sono le albe Iced Tea con i gabbiani, i delfini e la luce glicine del primo mattino. Da gustare su un gommone con lo skipper chiattulillo in k-way rosso, che aggredisce il mare in silenzio, mentre  la schiuma delle onde si increspa e canteresti, ma non vuoi disturbarti il paesaggio. Gli attimi di un Long island sono così, da buttar giù in one short, alla goccia. E subito dimenticar in un ottobre che è caldissima estate e freddissimo inverno.

Ai lof scioppinc

shopLe regole dello shopping sono antiche come il mondo.
Mai contravvenire.
Invia queste regole a sette persone a cui vuoi bene. Non interrompere questa catena. All’ora ventuordici del secolo decimonono Mondial Casa farà esplodere GiorgioMastrota durante una televendita.
 
Numerouno: si va a fare shopping sempre ben vestite. L’autostima va ossigenata lentamente e lasciata decantare nel tratto che separa lo specchio di casa da quello del negozio. Intimo scoordinato, calza sfilata, calzino di spugna, doppia ricrescita, assorbente con le ali, vanno assolutamente bannati. Le commesse sono più cattive degli uomini dell’Alabama e la tenda dello spogliatoio non è uno scudo sufficiente contro la color alterigia (neanche la stoffa lo è).
 
Numerodue: inspirare lentamente alla domanda “Posso aiutarla?”. Trascorsi quattro secondi  sputare il rospo. Inutile rispondere: stavo solo dando un’occhiata se l’obiettivo è trovare il leggins leopardato dell’ultimo Vogue. Se invece siete andate al negozio per un brainstorming oculare che si riverserà in una battuta creativa al mercatino del sabato, la commessa va fatta comunque sbattere. Piega e rispiega. E’ divertente.
 
Numerotre: non mostrarsi interessate, perlomeno al sud del mondo. Al Sud Italia, in particolare, il prezzo triplica. Ma scusi, non costava 18 euro? No, no, gliel’avevo detto, 38.
 
Numeroquattro: la migliore amica dello shopping è sempre la mamma a meno che non sia una nostalgica degli anni ’90 e dei vestiti di velluto lunghi modello Non è la Rai. La solitudine può essere una valida alternativa perché nessuno sa essere più spietate di noi stesse quando lo vogliamo. Da evitare comunque le amiche ricche, le cugine invidiose, le amiche che non vanno mai a fare shopping peggio di voi e quindi dedicherebbero il vostro tempo a fare l’affare della loro vita.
Dimenticavo, le amiche più magre, ma sono comunque da preferire alle amiche ricche.
 
Numerocinque: lo sconto. Ci sono due scuole di pensiero: chiederlo sempre, non chiederlo mai. Questa regola non è univoca ma perpendicolare alla faccia di cazzo. Anche quando funziona ricordate che è un’illusione ottica: il ricarico medio su ogni capo di abbigliamento è del 500%.
 
Numerosei: non fate shopping. Usate giralamoda e il telaio di Barbie per confezionare i vostri abiti sul sottofondo della Pastorale di Beethoven.
 
Numerosette: shopping compulsivo. Mandate in rosso qualunque carta di credito vi capiti sottomano. E se non ce l’avete, usate la tessera punti Q8. Colonna sonora: Money dei Pink Floyd.
 
Numerotto: per le ninfoshopping la cura alla dipendenza è una notte di sesso radiofonico con Giorgio Mastrota. Il rehab è lo studio televisivo di Mondial Casa.
 
Numeronove: se girate il post a 20 persone avrete anche Wilma e la sua poltrona in omaggio.
 
Numeroaccaso: la cleptomania è reato. Cfr. Winona Ryder.
 
Numero dieci: uomo e shopping sono nemici. Vetlina essele nemica pule di cane maschio. Non dimenticale.
                                                                                
 Parola di MerinKinsella
 
 

Gentil e onesto sesso

Ci sono tre cose che un uomo non deve mai dimenticare:

a) temere  le donne.

b) temere le donne emancipate.

c) temere le finte emancipate al volante.

 

a)     le donne costituiscono una  razza da frequentare tre giorni al mese.

 In questo lasso di tempo sono esseri celestiali e sono capaci di mixare un blow job da oscar ad una sana chiacchierata. La restante parte è divisa equamente tra sindrome premestruale, sindrome post mestruale e ciclo. Se una donna non vuole fare una cosa, sarà sempre per una delle cause sopraelencate. E se non vuole scoparvi a marchese perché le fa schifo, rassegnatevi, non le piacete abbastanza.

b)     le donne emancipate hanno un approccio aggressivo.
Brillanti e spigliate, trasformano ogni essere respirante in uno Spider Men pubico. Il lato positivo è il risparmio. Le donne emancipate evitano la ridicola e costosa preparazione all’amplesso (sms di buonanotte, fiori, incursioni sul luogo di lavoro, weekend a sorpresa, cd iperglicemici) dimostrando al mondo quanto una scopata può essere allo stesso tempo appagante  e  low cost . Il lato negativo è che dopo aver testato l’infallibilità di questa strategia,  le donne emancipate non vogliono più scopare. E non perché ci hanno perso gusto, come la maggior parte degli uomini pensa, ma perché in fondo, dicono, loro non sono così come sembrano, l’aggressività è tutta una facciata. Non scopano perché loro sono…fragili.
c) Questa regola è un corollario della regola b.
 Le donne realmente emancipate guidano bene l’auto, perché la loro indole competitiva le mette a confronto con gli uomini fin da piccole. Non importa l’estrazione sociale, contano solo due cose: rivalsa e vittoria. Questa regola vale soprattutto al Sud per il cosiddetto masculone che a sette anni sa già cambiare le gomme e picchia il padre col cicciobello. Le finte emancipate si distinguono per il fatto che vogliono guidare afforza l’auto anche se sono imbranate. Vogliono guidare perché quando saranno mamme devono accompagnare i figli a scuola e andare al mercatino con la suocera il sabato. In guardia, sono pericolosissime. Camminano a luci spente, si appizzano a retromarcia nei vicoli ciechi,  dicono agli sconosciuti che hanno appena preso la patente anche se guidano da quattro anni. Hanno solo una cosa in comune con le emancipate: non la danno, neppure al parcheggiatore, che dopo essere stato costretto a parcheggiare perchè loro non lo sapevano fare,  le aiuta a sistemare la spesa nel cofano dell’auto.
Teorema: trionfo del luogo comune. Gli uomini preferiscono le gatte morte ( e le bionde) perché parlano poco e ficcano assai. (Perché mai  "gatte morte"?)

decalogo del viaggiatore

I mezzi pubblici ti stressano? Non fare manfrine, non vivi a Napoli.

Vivi a Napoli e hai l’alopecia da stress (uomo) o la dermatite seborroica (donna)? Caro amico, cara amica, questo decalogo è x te.

Prima di accostarti ad un mezzo pubblico in Campania, ricorda sempre di:

  1. Indossare occhiali scuri per  gabbare il compagno di classe delle medie che, incontrato casualmente sulla stazione, ti ricorderebbe per un’ora ( 45 min se il treno è direttissimo) quando in prima avevi i capelli gonfi.
  2. Non dimenticare x nessuna ragione i-pod, lettore o qualsiasi altro apparecchio cuffio indispensabile per l’isolamento da urla, schiamazzi, starnuti apocalittici, discorsi tra maestre frustrate, suonerie a 1765mhz con gli ultimi successi dei neomelodici ( o dello spot di vodaphone se il soggetto è evoluto), sax, filarmoniche e tammorre miscelato ad ogni fermata con l’inconfondibile fischio della circum.
  3. Non sollevare MAI lo sguardo da libro, cellulare, unghie ( se hai dimenticato l’apparecchio cuffio) o qualsiasi entità al di sotto del  mento se non  vuoi incappare nella crisi di panico della settantenne che non sa dove scendere e ti pizzicherà il braccio ad ogni fermata una volta mostratale la tua disponibilità oculare o nella cinquantenne che vuole per forza creare un forum nel vagone intitolato: "quante ore fai cuocere il ragù", eleggendoti moderatore della discussione.
  4. Avvicinati il più possibile alla linea gialla, oltrepassala se è il caso. A Napoli il " mind the gap" ( attento al buco) della metro londinese non ha il ben che minimo senso. O rischi ogni volta di perdere gli arti inferiori o rischi di non prendere il treno. A te la scelta.
  5. Appena salito, lanciati in picchiata sul sediolino. Questa tecnica si affina col tempo. Dopo 3 mesi in solo 2 secondi è possibile: sedersi in direzione percorrenza vicino al finestrino, evitare le studentesse di scienze dell’educazione che parlano di quand’erano piccole, evitare l’omm e panz’ omm e sustanz’  che occupa un sediolino e mezzo, avere il ragazzo/a più carino/a della carrozza come dirimpettaio/a.
  6. Scegliere solo riviste pocket e libri monovolume. Con il giornale tabloid i tuoi compagni di viaggio inizieranno ad allietarti con simpatiche  gomitate. Se poi azzardi un " Corriere della Sera" non meravigliarti se ti troverai sulla stazione di San Giorgio Cavalli di Bronzo al suon di " chi t’è stramuort".
  7. Mai azzardare l’arringa della persona perbene con un controllore napoletano.Se la macchinetta  mangia il biglietto o se la macchinetta finisce l’inchiostro e finanche se il bigliettaio invece di farti il biglietto parla a telefono con l’amante gay chiedi sempre scusa e assumi l’aria del valvassino, non accadrà nulla. Se la situazione precipita, appellati a San Gennaro come ultima spiaggia.
  8. Rinuncia fin da subito ad entrare nell’elite di accaparaggio del Leggo, del City, del giornale dimenticato per sbaglio sul sediolino accanto. Stai mettendo a repentaglio la tua vita.
  9. Una buona eau de toilet può essere di notevole conforto nel ballo delle sardine della metro, tratto Garibaldi- Piazza Cavour. Raggomitolandoti nella  sciarpa (d’inverno) o nei i capelli (d’estate) fino all’asfissia potrai evitare di cadere al suolo stordito dal ph della fauna locale.
  10. Attento ai borseggiatori, beware to pickpockets. E alle maniate di culo, se hai la fortuna di averne uno.

Alda F.