Sogni Trash

Come dico scaramanticamente alle mie amiche quando si parla di matrimonio  "morirò come Virginia Woolf vergine suicida, ma ho avuto tutto dalla vita, anche il brillocco", ma se quel giorno un giorno davvero arrivasse, potrei presentarmi anche con una treshata del genere. Perchè diciamocelo, sono le more a fare la differenza. Potremmo anche pensare di sostituire le ciliege con dei ciuffetti di lavanda per un effetto porcospino. Giusto per far passare allo sposo l’idea di chiederci di infilare nella romantica borsetta il cellulare o il pacchetto di sigarette. 

Borsetta bouquet

Cold

Quando Milano è così fredda in tutti i sensi bisogna spingere il piede sull’acceleratore dell’esperienza e fare piccoli gesti estremi. Uscire di casa con un cappotto leggerissimo, restare in ufficio fino alle nove di sera creando, inviare curriculum a Bruxelles, inventarsi una vita immaginaria a Roma, tentare di essere violentata da un extra comunitario di colore sulla stazione e dopo averla scampata, tentare la seconda volta con un rom.

Inalare la nebbiolina del mattino che sembra una pioggerella lieve, andare a mensa da soli senza dare le spalle alla platea, senza libri, senza riviste, senza senza.

Quando fa così freddo e non sei più né nord né sud, né date, né progetti, né scadenze, ma solo organizzazione al minutaggio, servono le barrette alla fragola Lidl, che sanno di Helsinki, i cosmetici cheap con ottimo packaging, l’ascolto fino al vomito di The man I love di Billie Holiday, sostituita ogni tanto solo da That I would be good di Alanis Morrisette  immaginando di essere una pin up immersa in una vasca che affaccia su un Mediterraneo indefinito.

Ecofashion

Considerati gli ultimi trend in fatto di risparmio energetico, filosofie vegetariane e vegane, vivi la natura col tai chi, iniziative pianta un albero

 

dato il consolidarsi di metodi creativi per risparmiare sull’abbigliamento (flea market, charity shop, swapping, termini fighi con cui ci riferiamo allo sporco riciclaggio degli abiti di nostra cugina, il mercato vintage di Ercolano-Napoli o lo sciacallaggio nei bidoni dei vestiti Caritas)

la sottoscritta Merincontraria dichiara

 

di piantare nella scarpa plateau del matrimonio dell’anno scorso un piccolo cactus per un sicuro effetto Carmel Walsh.

La baby-stilista

Oggi inauguriamo ufficialmente lo spazio news del giorno: notizie che lasciano allibita Merin’ tra una lunga pausa creativa e l’altra.

Protagonista dello spazio “Piccole donne invecchiano” è la giovanissima fashion designer Cecilia Cassini (tour su sito altamente consigliato).

Cecilia indossa i tacchi, è autrice di dieci collezioni di abiti da i nomi sognanti: Paris, Provence, Sunshine. Ha un blog, ha una manager e soprattutto posa per i suoi stessi abiti poggiata al pianoforte con smalto bianco latte alle unghie dei piedi.

Peccato che Cecilia Cassini, in procinto di lanciare la sua ultima collezione in California, ha solo dieci anni ed è un prodotto di marketing di qualche mamma italo americana con le labbra a canotto.

E io che avevo demonizzato Suri Cruise. I suoi malefici tacchettini, sono acqua fresca rispetto agli sguardi da femme fatale di Cecilia.
Povere Meg, Jo, Beth ed Amy. Povera Amy e il suo sogno di avere un naso all’insù con una molletta.

Fonte:Leggo.it

Alda Merini

Ti dovevamo studiare a scuola, invece del 5 maggio.
E invece ti ho scoperta su magazine femminile, quando Milano era un sogno di carta a colori, vacuum.
Questa usa le parole come pietre e velluto. Ti schiaffeggia e ti accarezza.
Nessuno ha più voglia di leggere i patè d’animo.
Pathos, patema, patè.
La poetessa delle emozioni confuse, delle risate roche e dei dolori sordi.
Alda Merini, si chiama Alda Merini.

Alda Merini e una sola poesia, in una libreria di Cava dè Tirreni, che mi sembrano passati secoli, ma, credimi, il tempo si fermò

Accarezzami, amore,
ma come il sole
che tocca la dolce fronte della luna.
Non venirmi a molestare anche tu
con quelle sciocche ricerche
sulle tracce del divino.
Dio arriverà all’alba
se io sarò tra le tue braccia

E poi, come l’innamorato, sono venuta sotto casa tua, un pomeriggio, ottobre, l’acqua dei Navigli immobile, il cielo piovoso, poca gente, Milano silenziosa, austera, algida, bellissima.
Non ho suonato, non ho avuto il coraggio.
Una poesia per me era tanto, per Te troppo poco.
Riposa in pace: ei fu, siccome immobile.

Who? Men

Aldilà della sindrome pre/post mestruale e delle mestruazioni stesse, essere donna è un lavoro a tempo pieno, come i supermarket no stop di New York e Tokyo.
Partendo dalla testa, bisogna monitorare costantemente:
la ricrescita delle sopracciglia
l’insorgenza dei punti neri nella zona T
l’inspessimento del baffo
l’insorgere delle rughette contorno occhi e labbra ( ma questo solo dopo i 26 nelle città ad alto tasso di smog)

Estendendo l’analisi al resto del corpo menzionerei la ricrescita dei peli intorno al capezzolo, all’ombelico, all’inguine, alla coscia, all’alluce.
Lo scrub per eliminare le cellule morte è facoltativo ma assolutamente non lo sono il check out dello stadio delle unghie mani e piedi per cui è doverosa almeno una passata di limetta e una spennellata di smalto trasparente ogni tre giorni.

E queste sono solo le mansioni di una ragazza che voglia definirsi acqua e sapone e che, in fatto di bellezza, non sarà mai sul pezzo, ritrovando nella sua enorme borsa di scartoffie il solo Labello a ciliegia che userà nell’emergenza anche come phard.

Le donne manager, ossia quelle che raggiungono le vette più alte di questo lavoro di cura di sè, aggiungono allo shampoo la piastra o il ferro, alle sopracciglia il tattoo, alle ciglia l’arricciamento, alla cera il massaggio agli oli essenziali, al dente il brillantino che è cosa buona e giusta, alle unghie le farfalline e tutti quei gadget aberranti della nail art.

Le donne manager di femminilità si alzano sempre un’ora prima anche se hanno fatto tardi, o riescono a truccarsi in metro, o hanno una Louis Vuitton con un beauty sempre all’altezza della situazione.

Se poi dall’estetica passiamo alla sostanza argomentando come una vera donna dovrebbe atteggiarsi nei confronti di un uomo, di un lavoro appagante, dell’aspettativa di avere un figlio, allora sarebbe meglio prenotare il primo volo per Casablanca o, per chi non può permettersi un cambio sesso, cominciare a fare pipì in verticale.

Il carrellino

Se una persona normale vuole fare la spesa, va al supermercato, oltrepassa la porta scorrevole, prende il carrello (il cestello sarà sempre troppo piccolo) e fa la spesa.

Se una persona densa e sovrastrutturata, come di recente è stata definita Merincontraria, vuole fare la spesa, Marte deve entrare in Venere con l’aiuto di Saturno. Ovvero:

 

  1. Il frigo deve essere vuotissimo e la spesa grande.
  2. La spesa grande esige una raccolta minuziosa di tutti gli opuscoli con le offerte di tutti i supermercati della zona passati a setaccio nel momento wc.
  3. La spesa grande esige un carrellino, come quello delle vecchie, che deve essere anche fashion, perché è meglio sembrare una border che una vecchia. 

E qui casca l’asino. Scartata l’ipotesi del carrellino del negozio di design a 59euri, resta Ikea con una buona soluzione fiorata a 15.

Detto fatto. Programma post lavoro: ACQUISTO CARRELLINO+SPESA CON CARRELLINO.

Merincontraria entra, sceglie carrellino versione rosa, afferra un ombrello gigantosfigato Ikea, passa per il mercatone Ikea ad occhi chiusi e, magia di Herry Potter, si avvia alle casse a velocità record.

MA.

Dopo aver pagato, Merin si accorge che la sua busta perde pezzi. Aiuto. Scatta l’imprevisto: operazione cambio carrellino. Immaginate la scena: Mercatone Ikea in rewind, angolo Ikea Family, carrellino nero, maledizione, la versione fiori rosa esuberante è già sold out. Arimercatone (nausea), ostenta scontrino alla cassa, arrivederci.

Tutta l’operazione pre-spesa+imprevisto richiede circa 60 minuti.

E della spesa restò solo una confezione di polpettine Ikea 1.99€ da far decongelare durante il viaggio di ritorno.

 

E il carrellino, ovviamente.

H2Ome

Chiudo.

Armadi, finestre, la porta blindata.

Tre mandate.

Uno, due ettre.

Chiudo.

Comprimo l’aria di Bygon polvere+Bygon piastrine in 33 metri quadri.

Sbrino il frigorifero, stacco le prese, porto dentro lo stendino.

Ma chi se lo piglia, siamo sinceri. Ikea, 11 euro, grigio, brutto, sgraziato.

Ma chi sale al settimo piano.

‘Ngiorno signorina.

(Voce metallica di Luciana, la portinaia, dietro cui, da quando ho letto l’Eleganza del Riccio, non faccio che chiedermi quale vita si nasconda).

Salve!

Torna a casa?Incalza

Già- risposta reale.

Fatti i cazzi tuoi- risposta ideale.

Ogni tanto ci vuole…ehehhehehehehhe, risata maligna della signora Luciana.

In realtà…Si, ogni tanto ci vuole– abbozzo.

Sono le 9, ho il ciclo, lo zaino pesante, una giornata di lavoro da affrontare, 5 ore di viaggio in Av fast, non ho voglia di spiegare alla signora Luciana, che lavora nella stessa porta in cui vive, come ci si sente.

Perché arrivati a Firenze, di fronte alle colline morbide e alle distese gialle, verdi, ocra, ti metti gli occhiali da sole per nascondere i goccioloni che scendono giù come nel peggiore manga. Ogni volta.

Perché arrivati a Napoli, non la vedi l’emergenza rifiuti e le facce nere nere della gente.

Non lo senti l’accento, le voci cafone, i vestiti brutti.

Senti solo la salsedine e il sapore rassicurante di ossigeno e acqua, casa e famiglia. Solo l’odore di H2Ome.

Jackson Fire

Diceva Pirandello così è se vi pare.

Pare, appare, apparire, apparare.

Potremmo dirlo di Corona, di Milano, delle farfalle al collo delle ragazze di Silvio, delle plastiche di Jacko defunto, icona dei miei anni, di corridoi percorsi in lungo e in largo al passo della luna, ma che in definitiva, non ho mai apprezzato. Riposi in pace, lontano dallo sciacallaggio di giornalisti e medici, neverland in mors tua vita mea I love so much money and competition.

Pare, appare, parare, sparare. De gastriche lavande.

Potremmo dirlo di Saviano, di Napoli,  tris di notizie nei tg nazionali porque nosostros somos in Buenos Aires and the winner is  Noemi Letizia, una vrenzola a cui le menti malate di questi anni hanno dato fama e credito. Credito e fama a una vrenzola di Castelvolturno. Who’s Papi? No perché cioè il mio sogno nel cassetto è non avere sogni.

Ci tenevamo Vanna Marchi  ci tenevamo. Lei si che lo sapeva alzare…il morale.

Pare, appare, apparire, sparire.

Per la prima tv sulle opere dei Pupi  non c’è bisogno di sintonizzarsi su Sky Tg 24. Basta zappare nell’orticello del quotidiano sventando l’ira del collega detronizzato, le avances dell’amante insicuro,  i fiumi di parole dell’intellettuale pippaiolo e soprattutto   l’insormontabile alterigia dell’ominide che deve sempre attaccare per difendersi. E basta. La noia e la barba la lasciamo a Kierkegard e a Raimondo e Sandra.

Diceva Pirandello così è se vi pare e quando lo scrissi io nel tema di maturità dissero che era così vero che pareva che avevo copiato.